Ciclismo

Il mondo del ciclismo perde il suo cielo

L'operatore televisivo britannico Sky ha annunciato che dal 2020 non sponsorizzerà più la squadra che con i vari Froome, Wiggins e Thomas sta dominando la scena

12 dicembre 2018
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Dal 2020 il ciclismo non sarà più lo stesso. Sì perché un po' a sorpresa l'operatore televisivo britannico Sky ha annunciato che al termine della stagione 2019 si ritirerà dal mondo delle due ruote interrompendo la sua collaborazione con la squadra professionistica che ha dominato la scena negli ultimi anni e che quindi, se vorrà continuare a esistere, dovrà trovare un nuovo sponsor e di conseguenza cambiare nome. Creata nel 2010 dal general manager Dave Brailsford, la formazione dei vari Bradley Wiggins, Christopher Froome e Geraint Thomas ha conquistato (proprio con questi tre corridori) sei delle ultime sette edizioni del Tour de France, un Giro d'Italia e una Vuelta di Spagna (entrambi con Froome).

Ma non sono sempre state soltanto rose quelle che hanno accompagnato gli anni della Sky nel plotone. La sua scalata ai vertici del ciclismo è stata accompagnata da sospetti e polemiche. Creata sotto la bandiera della trasparenza, la compagine diretta da Brailsford è stata più volte bacchettata per l'utilizzo in particolare di corticoidi, antodolorifici autorizzati sotto prescrizione medica, ma in grado pure di migliorare la prestazione e il cui uso non è limitato alla compagine britannica. Le prime ombre arrivano con il caso del medico belga Geert Leinders, assunto a tempo parziale, ma al quale nel 2012 non viene rinnovato il contratto (senza specifiche spiegazioni): a inizio 2015 Leinders viene squalificato a vita dall'antidoping statunitense per “numerose violazioni” effettuate nel periodo in cui fungeva da medico della Rabobank (1996-2009).

Nel 2012 arrivano pure i sospetti nei confronti di Bradley Wiggins, icona del ciclismo britannico, accusato di aver fatto ricorso a più riprese, in momenti chiave della stagione (TdF 2011 e 2012, Giro 2013), di triamcinolone, un potente corticoide, utilizzato per curare l'asma e dunque sotto prescrizione medica. L'attenzione si concentra però su un misterioso pacchetto ricevuto nel 2011 dallo stesso Wiggins: un semplice sciroppo per la tosse, secondo Brailsford (peraltro reperibile anche in farmacia). L'antidoping britannica indaga, ma nel 2017 getta la spugna. Lo scorso mese di marzo, però, in un rapporto al vetriolo, i parlamentari britannici accusano Sky di aver utilizzato il triamcinolone non a fini medici, ma per migliorare le prestazioni dei corridori: «Ciò non rappresenta una violazione del codice mondiale antidoping, ma va al di là della linea etica che lo stesso Brailsford aveva tracciato», affermano i parlamentari.

Andato in pensione Wiggins, i sospetti si concentrano sul suo erede, Chris Froome. Nel 2014 il keniano bianco vince il Tour de Romandie anche grazie a una prescrizione medica che gli consente l'uso di corticoidi a fini terapeutici. Froome spiega di essere asmatico fin da bambino e di aver bisogno, di tanto in tanto di questo tipo di medicamenti. Nel 2015, però, annuncia di aver rinunciato  ad assumere corticoidi durante le corse per non alimentare i sospetti. E l'anno scorso si torna a parlare di asma, quando nel corso di un test alla Vuelta a España (18ª tappa), a Froome viene notificato un controllo anomalo. L'analisi rivela una presenza eccessiva di salbutamolo, il principio attivo del ventolin. Si pensa che questa volta per la Sky e per l'atleta britannico non vi siano vie d'uscita, ma in campo scende una pattuglia di avvocati che contesta le regole dell'Agenzia mondiale antidoping, in quanto anche nel caso del salbutamolo l'utilizzo è autorizzato sotto prescrizione medica. Dopo nove mesi di battaglie giuridiche e a cinque giorni dal via del Tour de France, Chris Froome, che nel frattempo si era aggiudicato il Giro d'Italia, viene scagionato. Ciò nonostante non riuscirà a vincere il suo quinto Tour de France e dovrà cedere la maglia gialla al compagno di squadra Geraint Thomas.

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