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Oltre 150 morti l'anno nelle attività invernali e acquatiche

Lo rileva l'Ufficio prevenzione infortuni. In Svizzera s’infortunano circa 400'000 sportivi ogni dodici mesi.

6 dicembre 2018
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Negli ultimi 18 anni in Svizzera sono morte mediamente 182 persone praticando sport. Gli sport di montagna e gli sport invernali provocano la maggior parte delle vittime, seguiti dalla balneazione e dal nuoto nelle acque libere. È quanto emerge da una nuova valutazione dell’upi, l'Ufficio prevenzione infortuni. Un’ampia fetta della popolazione svizzera pratica sport, e gli effetti positivi dell’attività fisica sulla salute sono generalmente riconosciuti. Tuttavia in Svizzera s’infortunano circa 400'000 sportivi all’anno. Stando alla valutazione più recente dell’upi che comprende tutti gli infortuni noti dal 2000 al 2017, ogni anno 182 persone perdono la vita mentre praticano uno sport.

Nello sport di montagna si verifica il maggior numero di incidenti fatali, con 84 vittime all’anno. La media annuale nel trekking è di 46 e nell’alpinismo di 30 morti, poco più di un terzo dei quali sono turisti dall’estero. Per un trekking sicuro è fondamentale pianificare accuratamente, valutare in modo corretto le proprie capacità, disporre di un equipaggiamento adeguato nonché verificare regolarmente se tutto procede secondo i piani. Questi consigli sulla prevenzione costituiscono la base della campagna preventiva «In montagna a passo sicuro» condotta dall’upi e dai suoi partner.

Negli sport invernali si registrano 39 morti all’anno, la maggior parte dei quali nello sci-escursionismo (16) e nel freeride (12). L’upi consiglia agli sportivi di restare sulle piste protette dal rischio di valanghe. Al più tardi a partire dal grado di pericolo 3 («marcato») su 5 della scala del pericolo valanghe è preferibile non addentrarsi nelle zone non protette, oppure unirsi a un gruppo guidato da un professionista. Altre misure per la sicurezza con sci, snowboard, slittino, racchette da neve, e per un escursionismo invernale e uno sci-escursionismo sicuri sono in continua fase di elaborazione e realizzazione. I morti negli sport acquatici sono 29 all’anno, molti dei quali annegano durante la balneazione o il nuoto in acque libere. Gli incidenti mortali capitano anche a bordo di imbarcazioni o facendo sub. L’upi e i suoi partner promuovono il controllo della sicurezza in acqua (CSA) per bambini. Con i bambini nei pressi dell’acqua vale in ogni caso: «Bambini sempre sott’occhio. I più piccoli a portata di mano.» Chi sale a bordo di un’imbarcazione deve indossare un giubbotto di salvataggio, in qualsiasi acqua e a prescindere dalle capacità di nuoto. Inoltre, anche negli sport acquatici l’alcol aumenta fortemente il rischio.

Più vittime tra gli uomini

In tutti gli sport muoiono sensibilmente più uomini (83%) che donne. Ad esempio nel parapendio e nella subacquea gli uomini sono colpiti circa dieci volte più da incidenti mortali rispetto alle donne. Questo dato non si spiega solo con la maggiore attività in determinate discipline sportive, ma anche con una disponibilità superiore degli uomini a correre rischi. Si osserva un’eccezione a questa regola nell’equitazione, dove le vittime mortali sono prevalentemente donne. Il trekking e il base jumping sono i due sport in cui nel nostro Paese si registrano molti più morti tra i turisti provenienti dall’estero che tra le persone domiciliate in Svizzera. In linea di principio si può affermare che il numero di morti non fornisce informazioni sul rischio di morte di uno sport. A tale scopo occorrerebbe considerare per ogni sport il numero di sportivi attivi e la durata della pratica; informazioni che spesso non possono essere rilevate con la necessaria precisione.

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