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‘Lo inseguivo da un anno’

Il ticinese Noè Ponti torna sul ‘tempone’ dei 200 delfino, l’1’59’’41 con cui ha finalmente abbattuto la barriera dei due minuti

9 agosto 2018
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Deve ancora cimentarsi nella staffetta, che corre oggi. Tuttavia, comunque si concludano, per Noè Ponti questi Europei – i primi tra i ‘grandi’ in vasca lunga – saranno un successo. E che successo.

Il ticinese portacolori della Nuoto Sport Locarno da Glasgow tornerà con una generosa dose di fiducia nei propri (notevoli) mezzi in più. Merito di una medaglia? Di un record svizzero? No. Merito del tempo nuotato nella 200 delfino che ha inaugurato il suo Europeo. Merito di quel rilevamento cronometrico sceso sotto la simbolica soglia dei due minuti: 1’59’’41, miglior prestazione personale, infine sotto i 2’, sorta di limite psicologico più che temporale. «Sono contentissimo di aver abbattuto finalmente la barriera dei 2’», aveva riconosciuto Noè, raggiunto a Glasgow nel giorno della finale della 200 mista di Jérémy Desplanches, alla quale aveva assistito da spettatore e compagno di squadra. «Era da un anno che stavo lavorando a questo traguardo – ci aveva spiegato il 17enne di Quartino –, una stagione oltretutto segnata (a cavallo tra febbraio e marzo, ndr) dalla mononucleosi. Sono sceso sotto i 2’ e ci sono riuscito al mattino. Se avessi nuotato il pomeriggio, forse il tempo sarebbe stato ancora migliore, ma tant’è».

‘Nella 100 delfino il mio miglior tempo al mattino e mai così bene in questa stagione’


La semifinale era a un passo. «L’ho mancata per otto centesimi. Un po’ mi spiace, visto che l’ho sfiorata, ma prevale la soddisfazione per il tempo. Era l’obiettivo di un’intera stagione. Ero inserito in una batteria di livello altissimo con avversari tutti più forti di me, accreditati di passaggi molto veloci. Ho condotto una gara senza strappi, secondo una tattica preparata a tavolino che si è rivelata efficace: partire tranquillo, per poi tornare forte nel finale, senza rincorrere chi mi sorpassava o stava davanti. Ha funzionato a meraviglia. Questo risultato ci voleva proprio, credo di essermi sbloccato. È stata la scintilla che inseguivo da tempo. Mentalmente adesso è tutta un’altra cosa. In futuro, ne è convinto da tempo il mio allenatore Max Baroffio, la 200 delfino dovrebbe diventare la mia gara, quella per la quale sono maggiormente portato».

Anche nella 50 era andata bene: «24’’22, un ottimo tempo. Ho nuotato bene, contro avversari fisicamente molto più prestanti di me, ma non sono arrivato stanco al termine. In stagione non ci avevo lavorato tanto, sapevo che in questa prova mi sarebbe mancato qualcosa».

Soddisfatto Noè lo è pure per la 100 delfino, nuotata ieri, sebbene il 53”37 (25° tempo totale) non gli abbia permesso di qualificarsi. «Comunque questo crono è il mio migliore di sempre relativo alle gare disputate al mattino ed è anche il personale stagionale» Col senno di poi – ci ha spiegato ieri a caldo, poche ore dopo la gara – avrebbe «forse» potuto gestirla diversamente. «Nuotare cioè un pochino più velocemente i secondi 50 metri: la prima metà li ho forzati un po’ tanto e negli ultimi 25 metri... non ne avevo più». Dettagli che sicuramente anche questa esperienza tra i big d’Europa contribuirà ad affinare.

‘E di pomeriggio tutti a tifare’

Tra allenamenti, riposo e batterie, in Scozia ha trovato il tempo per fare due passi in città, con i compagni di squadra, da solo, o in compagnia della famiglia che lo ha raggiunto. «Sono stato più volte in centro, il nostro albergo è all’inizio della zona pedonale nella quale mi sono addentrato a varie riprese per fare shopping. Swiss Swimming, in tal senso, non ha fissato paletti particolari. Per lo più usciamo in compagnia, ma m’è capitato di farlo da solo, alla ricerca di un trancio di pizza per finalmente mangiare qualcosa di sostanzioso. Il cibo non è granché e di conseguenza mangio poco. Avevo voglia di qualcosa di buono e la necessità di fare il pieno di forze».

Tanto più che a sette giorni dall’inizio delle gare – «ma noi siamo qui già da dieci giorni» – un po’ di stanchezza inizia a farsi sentire. Anche perché, oltre alle proprie competizioni, i nazionali nel pomeriggio spendono qualche ora a bordo vasca, a sostenere i compagni di squadra. «Al mattino chi non ha gare in programma ha la possibilità di restare in albergo a riposare, ma al pomeriggio si va tutti a tifare».

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