L'APPROFONDIMENTO

E lo chiamano inverno...

Cosa sta succedendo al clima? Se ne parlerà sabato prossimo nell’aula magna del Liceo di Locarno: Al Gore parte seconda, poi Marco Gaia di MeteoSvizzera

21 novembre 2018
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Trenta gradi a Lugano alla fine d’ottobre, un’estate di siccità, poi le piogge intense e raffiche a 120 km/h. “Cosa sta succedendo al clima? Come far fronte a questi cambiamenti?”, si chiede la sezione ticinese di Swiss Youth for Climate (SYFC, www.syfc.ch), organizzazione no profit politicamente neutrale il cui scopo è sensibilizzare i giovani sulle questioni climatiche. Anche i giovani ticinesi. «Il tema è molto sentito tra gli studenti della Svizzera interna o romanda. Abbiamo deciso di portare questi ideali anche in Ticino, dove spesso i temi ambientali sono meno considerati che nel resto della nazione» dice alla ‘Regione’ Simone Jola, capoprogetto di ‘Canicola invernale?’, serata di sensibilizzazione (aperta al pubblico) che si terrà questo sabato a Locarno, nell’aula magna del liceo cantonale a partire dalle 18. «La scelta del luogo – spiega Jola – non è casuale. Vogliamo invogliare soprattutto i giovani a farsi un’idea sul tema». Quale migliore occasione per proiettare ‘Una scomoda verità 2’, documentario che esce 11 anni dopo il n.1 e nel quale Al Gore torna a parlare di surriscaldamento del globo terrestre, di cause, effetti e alternative praticabili.

Anche alla luce della pubblicazione, giusto una settimana fa, dei poco rassicuranti scenari climatici per i prossimi 40 anni (cfr. ‘laRegione’ del 14.11.2018).

Quattro compagni d’università

L’idea ticinese nasce da quattro compagni di facoltà di Geoscienze e ambiente dell’università di Losanna: «Prendendo spunto dai già esistenti gruppi di Zurigo, Ginevra, Losanna e Berna – racconta Jola – volevamo provare a portare questo concetto anche in Ticino. Ora abbiamo una struttura solida e trasparente, promuoviamo eventi su scala locale e regionale, nazionale e internazionale, comprendente due regioleiter, un gruppo di coordinamento e i membri. I regioleiter si occupano dei rapporti con la direzione nazionale della SYFC e con gli altri gruppi regionali; il gruppo di coordinamento si occupa dei diversi progetti, ne valuta la fattibilità, anche finanziaria, e la gestione dell’agenda. Dai membri arrivano idee e progetti. Valutata la fattibilità, si designa un responsabile e si parte».

A dicembre, 3 ticinesi a Katowice

Tra le azioni più recenti della SYFC ticinese ci sono «il Clean Up Day di settembre nella zona del Meriggio a Losone, il nascente progetto contro lo spreco alimentare a Lugano, con lo scopo di ridurre la quantità di rifiuti provenienti dalla vendita degli alimenti e di aumentare la coscienza ecologica della popolazione e un progetto sull’introduzione in Ticino di bicchieri e stoviglie riutilizzabili nei grandi eventi. Il 27 e 28 dicembre, inoltre, saremo a Locarno on Ice». A livello internazionale spicca «la COP 24 a Katowice. Vi parteciperanno 3 membri del gruppo Ticino, che potranno capire come vengono portate avanti le trattative sui cambiamenti climatici dopo Parigi 2015».

SYFC Ticino, finalmente, colma il piccolo isolamento precedente e potenzia l’interconnessione universitaria: «Ora possiamo meglio comprendere il fenomeno da più punti di vista, cosa non possibile all’interno della propria singola facoltà. Si conoscono persone, si allacciano contatti con diversi attori a livello locale e nazionale. Ad aprile siamo partiti in 4; ora siamo già in 20». 

L'esperto: ‘Tante gocce formano il mare: tutti possiamo fare qualcosa’
L’inverno è arrivato, ma nemmeno una settimana fa sembrava, al massimo, la fine di agosto...

Siamo in uno dei numerosi, ultimamente troppo numerosi, periodi in cui l’aria che staziona o affluisce sulla regione alpina ha una temperatura superiore alle medie pluriennali.

È di una settimana fa la pubblicazione degli scenari climatici dei prossimi 40 anni. A cosa andremo incontro?

Gli scenari climatici descrivono l’evoluzione del clima fino alla fine del XXI secolo. Siamo incamminati verso un ulteriore aumento delle temperature in tutte le stagioni; estati più asciutte ma con acquazzoni più intensi; inverni più piovosi ma con sempre meno nevicate a bassa-media quota.

Con l’occhio del meteorologo, come ha visto cambiare il Ticino dall’inizio della sua carriera ad oggi?

Soprattutto l’aumento costante delle temperature colpisce con evidenza: periodi con temperature sotto la media stagionale sono diventati sempre più rari. Singoli eventi poi sono decisamente stati fuori stagione: penso ad esempio alle nevicate del Natale 2013 sull’Alto Ticino, avvenute con l’intensità tipica delle precipitazioni estive e non invernali.

In ambito di previsione e prevenzione, quali sono i committenti della meteorologia?

Con le loro previsioni e allerte di maltempo, sia a corta scadenza, sia a lunga scadenza, i meteorologi di MeteoSvizzera contribuiscono alla protezione della popolazione e dei beni materiali. Le allerte di maltempo aiutano la popolazione e le autorità ad adottare provvedimenti e misure che servono a proteggersi e limitare i danni in caso di situazioni di maltempo. I committenti da un lato sono la popolazione in generale, dall’altro gli uffici federali, cantonali e comunali interessati, nonché gli enti di pronto intervento.

Con quali dicasteri si coordina MeteoSvizzera?

Le principali collaborazioni sono con la Polizia cantonale, l’Ufficio per la protezione della popolazione, l’Ufficio corsi d’acqua, l’Ufficio dei pericoli naturali, l’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili, come pure con molti enti di pronto intervento (pompieri,…) o chi si occupa delle manutenzioni stradali.

Precipitazioni copiose e in tempi brevi. Come si controllano laghi e fiumi?

Le nostre previsioni di precipitazione sono fornite agli idrologi che le usano per simulare e prevedere l’andamento per i seguenti giorni del livello dei laghi e il deflusso dei fiumi. Questo permette a chi ne ha la competenza di regolare il livello dei laghi, ad esempio cercando di abbassarlo nei giorni precedenti a delle copiose precipitazioni. Quanto ai fiumi, si adottano misure di prevenzione liberando se necessario gli alvei o impedendo alle persone di avvicinarsi. Meteorologi e idrologi lavorano in questo senso in modo molto sinergetico.

Il rischio è che il problema sia percepito dalla popolazione in dimensioni troppo ‘macro’. MeteoSvizzera può aiutare a far capire che la cosa riguarda tutti?

MeteoSvizzera si impegna sia fornendo la basi scientifiche per capire come di manifestano i cambiamenti climatici in atto e come evolveranno in futuro, sia divulgando adeguatamente questi risultati verso la popolazione in generale o settori di riferimento specifici. Anche altri Uffici federali, come quello dell’ambiente, sono attivi in questo ambito. Assieme si cerca di sensibilizzare la collettività affinché si capisca che i cambiamenti climatici riguardano tutti e tutti noi possiamo fare qualche cosa. Tante gocce formano il mare.

C’è qualcosa che ognuno di noi può fare, nel suo piccolo?

Ogni volta che si sceglie un comportamento che aiuta a diminuire l’uso di energia proveniente dai combustibili fossili si fa un’azione importante verso la protezione del clima: evitare di andare in vacanza con l’aereo, acquistare cibi prodotti localmente, evitare di sprecare energia inutilmente. Cominciando, per esempio, dal rinunciare all’uso dell’automobile privata in favore dei mezzi pubblici.

Undici anni dopo l’oscar, il sequel: ‘Lo spettro di Trump campeggia come un iceberg in una notte artica’

“Il film è stato realizzato in cinque mesi e mezzo. Lo abbiamo percepito come una missione divina, da completare il più velocemente possibile. Ne sentivamo l’urgenza. Il tempo passava e la gente doveva sapere”. Così descrive ‘Una scomoda verità’ il suo regista Davis Guggenheim. Il primo film, uscito nel 2006, era nato dalle ricerche di Al Gore per il suo libro ‘Earth in the Balance’, sfociate dapprima in una serie di slide da proiettarsi al pubblico durante gli incontri sul tema, più tardi, in forma di lungometraggio, nei cinema e, infine, sul palco del Kodak Theatre di Los Angeles, premiato con l’Oscar come miglior documentario.

“Dovrebbero esserci 21 gradi, ma si gela qui dentro. Dov’è il riscaldamento globale? Ne abbiamo bisogno adesso!” grida dal pulpito della sua campagna elettorale Donald Trump, scherzando (è un eufemismo) sulla temperatura della sala. Quella appena citata è una delle scene di ‘Una scomoda verità 2’ (‘An Inconvenient Sequel: Truth to Power’), il sequel dell’opera del 2006 programmato sabato in aula magna. Selezionato per aprire l’edizione 2017 del Sundance Film Festival, il documento rappresenta il secondo atto delle battaglie di Gore contro il negazionismo ambientale e i rischi del cambiamento climatico.

“Anacronisticamente ottimista” per alcuni, per altri un aggiornamento indispensabile, il film dedica ampio spazio al ruolo svolto dall’ex-vice di Bill Clinton nel perfezionamento degli accordi di Parigi del 2015, finalizzati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, una delle iniziative più importanti degli ultimi tempi. La stampa ha avuto la sua prima visione il 19 gennaio del 2017, la notte antecedente l’elezione di Donald Trump. Proprio al 45esimo presidente della storia americana si deve l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima. Usando parole del ‘Guardian’, al quale abbiamo rubato il titolo di questa sezione, in tutto il film “lo spettro di Trump campeggia come un iceberg in una nebbiosa notte artica”.

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