Racconto della settimana

Il misterioso signor Wallace

15 novembre 2015
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Con passo malsicuro scesi le scale dietro di lui, aggrappandomi al corrimano. Giunti al pianterreno, Wallace si avvicinò a una porta di legno massiccio tutta lavorata. In quel momento sentii una serie di scosse intermittenti al cuore. La vibrazione del cellulare segnalava una mail in entrata. Era di Jennifer, la mia collega della redazione. Quando c’erano novità ci tenevamo aggiornati in questo modo. Ma questo non era certo il momento di leggere messaggi. Magari qualche gossip sulla famiglia reale. E poi mi sentivo ancora un po’ frastornato dalla terrificante visione delle camere. Rimisi via il telefonino. Mentre aspettavo che Wallace trovasse la chiave, mi parve di sentire un miagolio. Wallace rimase impassibile. Tesi l’orecchio, ed eccolo di nuovo. Lamentoso, come se provenisse da dietro un muro. No, l’immaginazione mi stava giocando un brutto scherzo. La suggestione che Wallace intendeva infondere nei giovani scrittori stava dando le prime e promettenti prove di efficacia. Udii di nuovo il ronzio dei messaggi in entrata. Visto che Wallace era ancora indaffarato con la girandola di chiavi, presi il cellulare e aprii la mail. Ciò che lessi mi riempì d’angoscia e mi turbò profondamente. Diverse persone erano scomparse nella zona di Crawley negli ultimi giorni: un fattorino, un postino, un lattaio, un commesso viaggiatore. Il padrone di una vecchia dimora, nipote dello scrittore E. A. Wallace, aveva dichiarato alla polizia che tutti gli scomparsi avevano bussato alla sua porta, ma che nessuno era entrato in casa. E così dirà domani, pensai, a proposito di un giovane giornalista di una testata londinese. Il cellulare emise due suoni veloci e si spense. Dannazione, proprio ora doveva scaricarsi. Deglutii in preda a un attacco di ansia. Come la porta fu aperta e vidi la scala a chiocciola che portava al buio scantinato, mi ritrassi e con voce strozzata mi rivolsi a Wallace:

– Mi scusi, ma devo fare una telefonata urgente in redazione. La raggiungo subito.

Attraversando il salone a passo sostenuto, armeggiando goffamente con il cellulare, mi sentivo addosso lo sguardo penetrante di Wallace, fermo sulla soglia della bocca dell’inferno. Mi fermai in giardino, fingendo di parlare al telefono.
         E ora, cosa avrei detto al direttore? Il mio futuro di inviato speciale del London Post pareva seriamente pregiudicato. A meno che… A meno che la potenziale vittima di turno del mostro degli scantinati, scampata in extremis, non risolvesse il caso delle persone scomparse senza lasciare traccia dalle parti di Crawley. Il tintinnio delle chiavi mi diede il via. Corsi al cancello, mi sedetti in macchina, accesi il motore e filai a rotta di collo dal direttore Preston.

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