Racconto della settimana

Antò

6 ottobre 2015
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Prima di uscire di casa Antonio si era lucidato con cura le scarpe. Ora, sotto il sole, brillavano in tutta la loro eleganza, dando un tocco di classe in più al completo blu notte che il sarto gli aveva cucito su misura. Flessibile e scattante, il corpo di Antonio si muoveva con sicurezza sul marciapiede mentre seguiva attentamente le letterine sullo schermo del cellulare nuovo fiammante. Le gambe, portate dal caratteristico entusiasmo, quasi si muovevano da sole. Antonio era un trentenne felice. La settimana prima gli era stata tolta la patente per eccesso di velocità, ma questo non lo turbava. Era abituato a far fronte alle avversità e difficilmente si lasciava scoraggiare. Se da bambino, quando i compagni di scuola lo prendevano in giro chiamandolo Antò, si fosse lasciato abbattere, non sarebbe infatti mai riuscito a raggiungere i traguardi che aveva poi puntualmente raggiunto. Antonio era il nome che suo padre gli aveva dato ed era anche quello di un famoso politico italiano comunista del passato, uno di cui tutti ormai si erano dimenticati. Un nome facilmente storpiabile e facilmente associabile a un’altra cultura e a un’altra realtà che ad Antonio erano completamente estranee. Da perfetti ignoranti, i suoi amici di allora non capivano che lui era stato chiamato così non perché provenisse da lì, ma semplicemente a causa delle strane e ormai avvizzite idee rivoluzionarie del padre. Fortunatamente su di lui queste idee non avevano mai attecchito. Altrimenti non sarebbe mai potuto arrivare dov’era arrivato, e cioè a una rispettosa e ben pagata posizione manageriale di medio livello, con buone possibilità di ulteriore carriera. A quell’ora del mattino la cittadina in cui viveva era particolarmente pulita e silenziosa, tranquilla e benigna, amichevole e complice. Antonio salutò uno o due vicini, poi si diresse, alzando di tanto in tanto lo sguardo per orientarsi, verso la stazione. Il cammino era breve e lui solerte e scattante. Peccato per quel semaforo, quello che per i pedoni era quasi sempre rosso, e che Antonio, poco abituato ad andare a piedi, non vide neppure. Non si fermò, né premette l’apposito pulsante per trasformare, con gran calma, il rosso in verde. Sempre chino e sempre assorto nella magia dello schermo, lui semplicemente si buttò in strada. Non vide neppure la ragazza cieca ferma davanti a lui, che urtò da dietro. Così facendo il cellulare gli cadde ed entrambi si ritrovarono in mezzo alla corsia, con un’auto che veniva loro incontro. Antonio aveva meno di mezzo secondo per reagire: avrebbe potuto salvare solo se stesso, salvare se stesso e la ragazza oppure salvare se stesso e il cellulare. Antonio, intelligente e pragmatico, fece ciò che era giusto fare.

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