Racconto della settimana

L'aragosta blu

3 ottobre 2015
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Su quel foglio nascosto sotto i biscotti, con mano ancora ferma, il mitico «delegato» aveva scritto:

Cara Dora, se mi leggi è perché me ne sono andato. D’altra parte mi mancava poco ai novant’anni, il termine ultimo per l’Uscita con il cocktail che ci viene consegnato il giorno in cui compiamo i settant’anni. E non avrei certo voluto subire... l’uscita forzata, come un vecchio computer. Ho pensato molto a quello che poteva contenere la busta incollata dietro l’ »Aragosta blu » rubata al Centro Culturale. Mi son ricordato che a pochi metri di distanza c’era il moumento a un politico, un certo Battaglini o Battaglioni, protagonista di una rivoluzione liberale verso il 1840. Quando negli anni 50 si sono abbattute e fuse molte statue in bronzo per ricavarne minerali da costruzione, nel suo basamento si son trovati due cilindri di metallo. Uno conteneva, pare, una copia della Costituzione di quello che era allora un cantone della ex Svizzera. Non so che fine abbia fatto. Ma so che l’altro conteneva un proclama subito fatto sparire. E credo di sapere che quello, o una sua copia, sia stato nascosto proprio nella busta dietro il quadro che è stato rubato. Opera di un gruppo di idealisti, i «Democratici», era un grido di allarme per quello che stava per accadere: l’alto livello di corruzione dei governanti, la loro avidità e la loro sete di potere avrebbero portato alla fine dei governi eletti dal popolo. Tutte le istituzioni sarebbero state trasformate in emanazione di poteri nascosti: quelli di chi nella mia gioventù chiamavamo i  «neri» e che, ne sono più che certo, determinano ancora largamente la scelta di chi sale ai vertici dell’Amministrazione, emanando le nuove leggi e imponendone l’applicazione. Oggi non so, ma a quel tempo si trattò dell’alleanza tra chi deteneva il potere economico (con la decrescita ora ridotto a produzioni minime di sussistenza), misteriose «lobbies», gli ultraconservatori dell’ «Opera Divina», i gruppuscoli integralisti di «Cristiana Liberazione», abilissimi nel colonizzare i gangli del sistema, e quanti ritenevano che il mondo si divideva tra i pochi che producono e i molti che approfittano del benessere prodotto.

Attenta a non scoperchiare qualche pentola dal contenuto venefico, e buona fortuna!

Il commissario-capo Dora Bifasi, commossa di fronte al cadavere martoriato del suo amico, si chiede chi possa aver commesso quell’orribile uccisione solo per evitare che la profezia di quel proclama torni alla luce nel 2084. Se il «delegato», avesse anche solo in parte ragione, come procedere con l’inchiesta sul furto in un tale ginepraio? Come risalire ai mandanti di questo assassinio?

« E i «neri»? Chi mai saranno oggi i «neri»? Damn it! »

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