Racconto della settimana

La barchetta di carta

16 settembre 2015
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Adriana Veri, la signora commissario, aveva, evidentemente e come tutti i comuni mortali, una vita propria che, non necessariamente, doveva essere in sintonia col ruolo ufficiale e istituzionale che rappresentava. In effetti, quel mattino, malgrado portasse una graziosa gonna pantalone color grigio perla con una leggera camicetta rosa, pareva essere uscita da una notte piuttosto travagliata.

Con aria stanca, appoggiò la borsetta sulla solita sedia d'angolo e si diresse, come un automa, in direzione della macchinetta del caffé.

- Abbiamo visite, Signora Commissario. Si tratta di cosa molto importante -

Adriana alzò lo sguardo in direzione di Lorenzi e, subito dopo, dell'uomo seduto a capo chino. Meccanicamente continuò quei gesti quotidiani ed abituali.

- Caffé? – disse poi.

- Noi ci siamo già serviti – replicò l'appuntato tradendo una certa agitazione.

- Va bene – aggiunse allora la signora commissario – mi dica tutto –

A stento trattenne uno sbadiglio. Perché quella mattina avrebbe dovuto essere diversa da tutte le altre?

L'uomo cominciò a raccontare con voce rotta:

- Mi chiamo Erwin Salomone. Ieri ero con mio figlio Tobia sulla riva del lago, là, dove le spiaggette paiono ricordare lontane e spensierate vacanze. In alcuni punti i rami degli alberi sfiorano l'acqua e sembrano voler giocare con i piccoli pesci. Avevo costruito una barchetta di carta usando una pagina di giornale. Tobia era felice: un marinaio d'acqua dolce che si accontentava di spingere, con i piedini a mollo, la sua barchetta verso mete immaginarie e ignote. Io, seduto a pochi metri da lui, leggevo quel che era rimasto del quotidiano. Ero assorto. Lo so, non bisogna mai distrarsi. Un genitore non dovrebbe, ma è successo. Non me lo potrò perdonare mai, mai… -

La sua voce si era arrochita ed in breve arrivò al dunque.

Nel locale la temperatura parve abbassarsi di colpo.

Dopo il racconto dell'uomo, che aveva parlato quasi tutto d'un fiato, tenendo sempre gli occhi bassi e contorcendosi le mani sudaticce, la signora Commissario esplose.

- Ma si rende conto?! – replicò come punta da una tarantola, mentre meccanicamente digitava un numero sul cellulare – Mi sta dicendo che ieri sera, intanto che suo figlio giocava con una barchetta di carta in riva al lago, lei si è distratto e, all'improvviso il figlio non c'è stato più! E non le è neanche passato per la testa di chiedere aiuto! -

- Ho guardato in su e in giù, ho corso a perdifiato per tutta la riva, ho gridato, chiamato… -

- Ma lei è pazzo! Si rende conto che potrebbe essere troppo tardi?! – gridò.

Adriana si toccò una tempia. Il beneficio di una notte alla grande era svanito con il caffé di quella strana mattina. La giornata si prospettava molto lunga.

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