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Il Mondiale visto con occhi più distaccati. Quelli di Montieri

Dagli echi del Qatar al Regno Unito. Ma nell’edizione di oggi spazio anche a digitalizzazione e gli ‘strani’ bandi di concorso

20 dicembre 2022
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Senza la propria nazione per cui tifare, il Mondiale lo si gode (anche) meglio. E si ha la libertà di parteggiare per qualsiasi squadra, come pure di cambiarla cammin facendo; una, due, dieci e più volte. Constatazione che, quasi come una battuta, aveva esternato Gianni Montieri, poeta e scrittore italiano, quattro anni fa in Russia. Constatazioni profetiche però le sue, visto che la storia si è ripetuta anche quest’anno, con gli Azzurri costretti a fare da spettatori forzati, a distanza. Il suo è dunque un bilancio più oggettivo (e proprio per questo meno influenzato) della rassegna su cui domenica è calato il sipario con l’incoronazione dell’Argentina.

‘Liberate Taraneh Alidoosti’. Dopo quello per Jafar Panahi, Pardo d’oro 1997, un nuovo ‘messaggio di sostegno per l’Iran’ da parte del Locarno Film Festival, questa volta in favore del Pardo per la miglior attrice 2002, in carcere da sabato scorso a Teheran. Giona A. Nazzaro, direttore artistico, denuncia un colpevole torpore, mai raccolto: "Per anni, a ogni passaggio nei festival, si sono letti i film iraniani come permeati da una sorta di candido pudore. Si trattava, al contrario, di un chiaro segno di disagio".

È un ritorno al passato. Brusco e drastico. Il Regno Unito dice addio (anche) alla ‘pace sociale’, ennesima vittima di un Paese messo a dura prova dalle ripetute crisi governative (‘Welcome to Britaly’, titolò l’Economist con riferimento all’italico disordine istituzionale) e non da ultimo dalla fiammata dell’inflazione. Il neopremier Rishi Sunak – annota Aldo Sofia nel suo commento odierno – replica con continui rifiuti, pugno duro, minacciando il ricorso all’esercito per garantire i servizi essenziali. Ma si tratta di una tattica a rischio esplosione. La situazione è profondamente diversa dagli anni della inflessibile e iperliberista Lady di ferro. Dopo sbandate e scandali, il partito conservatore è molto debole; la Banca nazionale ammonisce che il Paese si avvia alla recessione; 3 milioni di britannici fanno fatica a pagare le bollette dell’energia elettrica e all’economia nazionale servirebbero oltre 200mila lavoratori stranieri, allontanati in seguito alla Brexit.

Ogni medaglia ha il suo rovescio. E così è anche per la digitalizzazione. Se da un lato la tecnologia ha alleggerito (anche in senso letterale) parecchie pratiche, rendendo più efficiente qualsiasi processo e attività, dall’altro questi strumenti, per quanto utili, rischiano di ostacolare i disoccupati e creare ulteriore burocrazia. Nell’edizione odierna riferiamo di uno studio in proposito condotto dai ricercatori della Scuola universitaria professionale in Lavoro sociale di Friburgo, che in tutta la Svizzera hanno interpellato quadri e professionisti di prima linea – quelli a contatto diretto con l’utenza – nel settore dell’inserimento professionale.

A voler pensar male... Nella rubrica ‘La trave nell’occhio’, Andrea Ghiringhelli si sofferma sui bandi di concorso per la direzione di Pinacoteca Züst e Archivio di Stato. Aperti con rispettivamente 16 e 14 mesi di anticipo rispetto al pensionamento dei direttori attuali. Anticipo che potrebbe anche far sorgere il sospetto che si vogliano sistemare le cose prima delle elezioni di aprile.

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