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Non aveva potuto finire la scuola perché è trans, fino ad ora

In Argentina Viviana Gonzalez ha dovuto attendere quasi 40 anni per poter conseguire un diploma.

Viviana González in classe (Foto: Diego Spivacow/AFV)
24 giugno 2019
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Viviana Gonzalez aveva otto anni quando si rese conto di non essere quello che appariva. Viveva a Buenos Aires con la sorella maggiore e la madre, che si era trasferita dalla provincia di Corrientes quando era molto giovane. «Ci ha cresciute come madre single al meglio delle sue capacità; siamo cresciute in fretta. Quando avevo 10 anni, ho iniziato a vendere generi alimentari e mia sorella lavorava come cameriera», dice Gonzalez.

A 12 anni ha iniziato a prostituirsi come mezzo di sussistenza. «Ero molto povera e volevo continuare a studiare, diventare insegnante o medico – racconta –. Tutto è finito quando mi è stata negata la possibilità di frequentare la scuola superiore, perché mi hanno chiesto di vestirmi da ragazzo. Non ce l’ho fatta, non era così che mi vedevo».

Fu costretta a lasciare la scuola. «Fu allora che il mio sogno cominciò a morire. Dovevo diventare adulta presto e cercare soldi – rielva Gonzalez –. Altri tendono a stereotipare le persone come me: abiti corti, tacchi alti, parrucche, prostituzione, droga e alcol. Non si rendono conto che sentiamo, pensiamo, piangiamo, ridiamo, abbiamo obiettivi e sogni».

Gonzalez ha ormai 48 anni e il suo sogno sta per avverarsi. Lo scorso dicembre si è diplomata al Trans Mocha Celis Popular High School, una scuola pubblica gratuita e accelerata per adulti transgender che ha aperto le sue porte a Buenos Aires nel novembre 2011. È stata la prima nel suo genere al mondo. 

È uno spazio educativo inclusivo orientato alla diversità di genere, sessuale e culturale che cerca di compensare l’esclusione di persone transgender, ma è aperta anche agli altri. Oggi, 150 studenti, dai 16 ai 70 anni in su, frequentano qui le lezioni. Il 40% di loro sono transgender, così come alcuni insegnanti. Ma ci sono anche studenti provenienti da insediamenti urbani vicini, persone con identità di genere diverse e i figli degli immigrati. Hanno tutti una cosa in comune: la loro istruzione è stata interrotta ad un certo punto della loro vita e vogliono completarla.

Il nome della scuola non è stato scelto a caso. Mocha Celis era un travestito nato a Tucumán, che si è espresso contro la violenza ed è stato ucciso dopo aver ricevuto minacce da un poliziotto. Non sapeva né leggere né scrivere. La sua storia riflette l’estrema vulnerabilità e le violazioni dei diritti umani che la comunità transgender in Argentina deve ancora affrontare. I suoi membri sono emarginati, fino a poco tempo fa criminalizzati, hanno un’aspettativa di vita inferiore ai 35 anni, e hanno enormi difficoltà ad ottenere un’istruzione o a trovare un lavoro dignitoso.

Una frase divulgata dall’attivista trans Lohana Berkins e dipinta su una delle pareti della scuola illustra il suo obiettivo: «Quando un travestito va all’università, la sua vita cambia. Molti travestiti all’università possono cambiare la vita di un’intera società». Le donne transgender sono spesso sopravvissute. Molte hanno dovuto lasciare casa da bambine e hanno scoperto che la prostituzione era l’unico modo per sopravvivere.

«Scrivevo poesie quando ero bambina e avrei voluto continuare – dice Gonzalez –, ma la notte e la prostituzione hanno reso i miei quaderni vuoti. Passano gli anni e i sogni svaniscono. A volte si spera solo che accada qualcosa di buono». Ed è accaduto. Un pomeriggio, un amico la portò a “la Mocha”. Come ricorda Gonzalez: «Quando sono arrivata, una delle persone mi ha accolto a braccia aperte e mi ha detto una cosa che aspettavo di sentire da quando avevo 11 anni: “Benvenuta a Mocha Celis, concluderai la scuola superiore”». 

«Questo è stato il primo liceo trans mondiale – ricorda il preside Francisco Quiñones Cuartas –. Da quando abbiamo aperto dei programmi pre-universitari sono stati sviluppati in Cile, Brasile e Costa Rica. In Argentina ce n’è uno a Tucumán e un altro collegato all’Università di Avellaneda, a Buenos Aires».

I fondatori della scuola si sono offerti volontari per insegnare gratuitamente fino al 2014, quando sono stati riconosciuti la scuola superiore e il suo diploma. Oggi lo Stato finanzia gli stipendi degli insegnanti, ma «la manutenzione quotidiana della scuola è coperta dagli sforzi degli insegnanti e dalle donazioni», dice Quiñones Cuartas.

Luli Arias, 32 anni, è uno degli insegnanti transgender, che dà lezioni di salute, genere e tecniche di studio. «L’ottanta per cento degli studenti trans sono coinvolti nella prostituzione, e più del 70 per cento dice di voler fare qualcos’altro – dice –. Comprendiamo la complessità della loro vita e il tipo di supporto di cui hanno bisogno. Gli studenti si identificano con gli insegnanti, e quando alcuni dicono: “Vorrei diventare insegnante o avvocato”, mi emoziono molto». 

Il corso di diploma di quest’anno è il sesto della scuola. La maggior parte delle materie che studiano sono le stesse di quelle insegnate in qualsiasi altra scuola superiore, ma fatte su misura per una prospettiva di parità di genere. Gonzalez dice che la Mocha l’ha resa orgogliosa di essere ciò che è: «Penso che un giorno sarò un’ottima inse

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