Impact Journalism

Economia circolare cucita su misura

Abiti per future mamme e per neonati su abbonamento: è l'idea di una ingegnere belga che sta prendendo piede anche in Francia

Anna Balez, fondatrice di Tale Me (Foto: Olivier Polet)
16 giugno 2018
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Ogni anno, l’industria tessile genera 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di gas effetto serra, ovvero più dei voli internazionali e dei trasporti marittimi messi insieme. È quanto constata in modo desolante a fine 2017 un rapporto emesso dalla fondazione britannica Ellen MacArthur.

Allo stesso tempo, alcune grandi catene di prêt-à-porter sono accusate di distruggere migliaia di tonnellate di vestiti nuovi che non trovano più acquirenti. Infine, a cinque anni dal crollo del Rana Plaza in Bangladesh e dallo scandalo della fast-fashion che ha causato la morte di 1’135 persone che lavoravano per grandi marchi occidentali, si prende atto che pochi di loro hanno rinnovato la loro promessa di garantire la sicurezza basilare ai lavoratori locali.

In Belgio, sono fioriti in questi anni vari progetti destinati a sensibilizzare il consumatore ai problemi etici e ambientali legati alla produzione di articoli ad uso limitato. Tale Me, una start-up di Bruxelles, propone di noleggiare ad un prezzo democratico vestiti per future mamme e bambini, piuttosto che spendere un patrimonio per capi che qualche mese dopo il loro acquisto saranno già banditi dal guardaroba.

«Sin dall’inizio, abbiamo avuto un argomento forte: proporre un’alternativa per un periodo nel quale si indossano dei vestiti per poco tempo», ripercorre Anna Balez, ingegnere specializzata nell’analisi dell’impatto dell’industria sull’ambiente e fondatrice di Tale Me.

 «Le persone devono far propria l’idea che noleggiare qualcosa non significa perdere del denaro. Non si può più pensare così. Del resto, i 25-30enni, la generazione Y, sono i nostri migliori ambasciatori perché adottano dei comportamenti di consumo differenti. Sono loro a voler portare questo cambio di mentalità. Oggi, l’economia circolare non è più una brutta parola». 

Come funziona? L’abbonamento a un kit permette di scegliere da tre a cinque vestiti pre-maman o per bambini (da 0 a 8 anni) tra i migliori capi del guardaroba virtuale di Tale Me e di ricevere questa selezione di vestiti qualche giorno più tardi, a casa propria o in un punto convenzionato. È previsto uno spazio showroom per eventuali prove. Alla scadenza dell’abbonamento mensile, il o la cliente rende i capi noleggiati ed effettua nuovamente i propri acquisti.

I prezzi degli abbonamenti restano abbordabili: dai 19 euro per tre capi per bambini, fino ai 45 euro per cinque capi pre-maman, con diverse opzioni tra i due. Per chi lo desidera, esiste inoltre la possibilità di creare un abbonamento “su misura” per noleggiare più capi.

Un buco, una macchia indelebile? Il rischio che il bambino usuri il capo o che lo danneggi non è sfuggito all’ideatrice del progetto, madre stessa di due bambini, che ha deciso di includere nel forfait un’assicurazione contro buchi e macchie. Senza la quale, i clienti sarebbero stati reticenti.

Un sistema di noleggio, con scambio illimitato, di cui possono approfittare tanto i genitori in cerca di un altro modo di consumare (o più semplicemente al verde) quanto i giovani creatori e creatrici che faticano a farsi una clientela in grado di permettersi capi chic ed etici ma a prezzi incredibilmente elevati. 

Di fatto, tutti i capi messi a noleggio sono acquistati nuovi. Essi non provengono da fabbriche che producono per le grandi catene di negozi che colonizzano le arterie commerciali, ma sono fabbricati in Europa da creatori indipendenti, in condizioni di lavoro decenti e a partire da materiali biologici e durevoli, garantiti da Tale Me. Soltanto due fornitori “fair trade”, i cui atelier sono situati in India e a New York, fanno eccezione alla regola. 

La start-up propone anche alcune creazioni proprie. Le fibre di tessuto declassato inoltre sono inviate alle filiere di riciclaggio. Tale Me gioca così la carta dell’upcycling: nulla si perde, tutto si trasforma. 

L’impresa conta duemila abbonati e impiega una quindicina di persone, garantendo la spedizione in Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi e Spagna. Nel giugno 2017, la società ha aperto uno showroom a Parigi nel quartiere del X arrondissement.


Per il 2018, Balez punta più in alto. Spera di convincere le Pmi ma anche alcuni grandi marchi a lanciarsi nell’economia circolare. «Le grandi insegne sanno di essere dentro un ingranaggio. Queste ultime non hanno più margine e spendono una fortuna nel marketing. Oggi, siamo pronti a vendere il nostro “concept” e i nostri servizi. Abbiamo le competenze necessarie, dal momento che l’abbiamo inventato!». 

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