Impact Journalism

Paga come mangi

Si chiama pêche ed è la moneta alternativa messa in circolazione a Parigi. Lo scopo? Sostenere l'economia locale

Le pêches (Foto: Lucas Rochette-Berlon)
27 giugno 2018
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Mentre paga la sua consumazione in un bar di Parigi con una valuta che ha lanciato lui stesso pochi giorni prima, il 20enne studente di economia Lucas Rochette-Berlon sembra estremamente rilassato.

Dunque quanto è difficile, esattamente, inventare un nuovo sistema monetario da zero, disegnare e stampare le banconote e persuadere centinaia di piccole attività e i parigini stessi ad adottarlo?  «Abbastanza difficile – sorride –, ma non impossibile».

La nuova moneta si chiama “la pêche” – in riferimento a una rete storica di alberi di pesco a Parigi. Oltre allo slogan “think global, act local”, il nome della valuta gioca sul doppio senso dell’espressione francese “avoir la pêche,” ovvero disporre di molta energia ed entusiasmo. 

Mentre ammette di non aver dormito molto negli ultimi due anni da quando la sua organizzazione, ‘Une Monnaie Pour Paris’ (una valuta per Parigi), ha guadagnato popolarità, Rochette-Berlon è ancora carico di entusiasmo per un progetto che sente potrà contrastare le ineguaglianze sociali, economiche, ambientali e democratiche in un solo pacchetto.

La pêche è entrata in scena a Parigi il 12 maggio di quest’anno, dopo un lancio di successo in periferia nel 2014. Come centinaia di altre valute comunitarie che stanno acquisendo influenza in tutto il mondo, quest’ultima è appesa, e opera accanto, alla moneta nazionale ufficiale. Con un euro, in questo caso, è possibile acquistare una pêche parigina. 100 euro danno diritto a 103 pêches, per cui l’acquirente è libero di intascare anche le altre 3 monete extra, oppure donarle all’organizzazione benefica di sua scelta, o inserirle in un salvadanaio come ‘pêches per la comunità’, che potranno essere donate a chi ne ha più bisogno.

Per Rochette-Berlon, anche in questa era digitale del bitcoin e del blockchain, avere dei soldi di carta da poter toccare e scambiare fisicamente è fondamentale poiché «permette a coloro che non hanno accesso a queste tecnologie o addirittura alle banche, come i senzatetto o gli immigrati o altri gruppi svantaggiati, di beneficiare del sistema e di rimanere parte della società». 

Mentre la pêche continua a crescere, Parigi è destinata a diventare la prima grande capitale con una propria valuta alternativa utilizzata in tutta la città. Oltre Manica, nella potenza finanziaria londinese, sono comparse differenti valute in diverse aree. La prima, il Brixton pound, lanciata nel 2009, un anno dopo la crisi finanziaria globale, ha fatto tremare la City e ha contribuito alla crescita di una sfiducia popolare nei confronti delle grandi banche, specialmente tra i millennials che iniziavano a chiedersi come e dove spendere i propri soldi.

La sterlina di Brixton mira a “sostenere e instaurare diversità e resilienza nell’economia locale di Brixton, alla luce di tempi economicamente difficili” e a fermare la circostanza per cui “80p di ogni £1 spesi localmente lasciano la zona”. Oltre 250 attività a sud di Londra attualmente accettano la valuta. E stampare la faccia di David Bowie, originario di Brixton, e non quella della Regina, sulla banconota da 10 sterline aggiunge quel tocco in più che il denaro non può comprare. 

Un anno fa, la zona ad est di Londra è entrata in azione con una sterlina locale completamente digitale – il quarto lancio per la start-up israeliana Colu, la quale porta avanti con successo progetti di valute comunitarie a Tel Aviv, Haifa e nella città portuaria inglese di Liverpool, e che gestisce 2 milioni di dollari statunitensi in transazioni ogni mese.  

Seduto appena due chilometri più in là dall’enclave tradizionale della City, Ollie Warne è il primo commercialista a Londra ad accettare questa moneta virtuale insieme alla comune sterlina. Al momento la sua ditta, Cottons, ha diversi clienti che pagano regolarmente tramite l’app Colu per smartphone, incluso un produttore locale di gelato, Hackney Gelato. Secondo Warne, «il fatto di dover essere un’attività indipendente per utilizzarla, è un grande punto a favore per me».

Dopo aver pagato il commercialista, il parrucchiere o il titolare della boutique preferita tramite il portafoglio digitale Colu, un messaggio si illumina sul telefono congratulandosi con voi per essere dei “supereroi locali”. Con un semplice tocco, l’acquisto diventa parte di un sistema economico alternativo che sostiene quello che Colu chiama “il triplice obiettivo finale: persone, città e attività”.

In meno di due anni di operazioni, il 33enne cofondatore di Colu e amministratore delegato Amos Meiri ha visto questa rivoluzione dei consumatori prendere il volo: «Vediamo davvero che le persone stanno diventando più consapevoli dei propri modelli di consumo e della circolazione (o spreco) di denaro nella propria comunità». 

I sostenitori di valute comunitarie puntano tutti ad una crescita del capitale sia finanziario che sociale tra gli utenti. Conoscere e fidarsi dei propri fornitori e clienti, acquistare localmente per ridurre i chilometri percorsi dai cibi e fare in modo che il denaro continui a circolare all’interno della zona anziché andare altrove, sono tutti elementi definiti come effetto moltiplicatore locale.

Tornando a Parigi, Rochette-Berlon attacca con cura un adesivo con la scritta “si accettano pêches” alla vetrina del bar, riflettendo sulla recente campagna di crowdfunding che ha visto ‘Une Monnaie Pour Paris’ raccogliere 21 mila euro in tempi record. Il denaro consentirà all’organizzazione di assumere i primi dipendenti a tempo pieno e di offrire monete spicciole oltre alle banconote dal bellissimo design.

Come ricorda Rochette-Berlon, lui e il suo giovane team in principio venivano liquidati da tutti coloro a cui si rivolgevano come “un gruppo di ragazzi che stanno svolgendo una grande comunicazione, nulla più”. In ogni caso, sottolinea, essere bravi a comunicare è molto importante se si sta cercando di fare in modo che una capitale con oltre due milioni di abitanti localizzi la propria filiera e cambi radicalmente il modo in cui spende. Ora, ride, «l’amministrazione comunale bussa alla nostra porta». Non sono spiccioli.

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