Impact Journalism

Coinquilino dell'altro mondo

(Adam Berry)
25 giugno 2016
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di Geneviève Spicer, Sparknews

Quando è arrivata la chiamata alle armi dell’esercito siriano, suo padre gli ha detto che era tempo di andarsene.

Per questo Hamad (nome di fantasia, ndr), studente ventiquattrenne di Damasco, ha affrontato un pericoloso viaggio di un mese e mezzo attraverso Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Italia e Francia per arrivare in Germania lo scorso settembre. I servizi sociali tedeschi, subissati, gli hanno trovato alloggio in un’aula scolastica in disuso, a Berlino, con otto altri uomini.

«Se nove persone vivono nella stessa stanza, ci saranno problemi. Una persona vuole dormire, un’altra vuole stare sveglia; qualcuno vuole le luci accese, qualcun altro spente, e così via», racconta Hamad.

La soluzione è giunta da un’organizzazione basata su internet, chiamata ‘Refugees Welcome’ (Flüchtlinge Willkommen) che mette in contatto chi ha una camera libera con i rifugiati. Hamad è stato abbinato allo studente di medicina Constantin Thieme, suo coetaneo. Ora ha una stanza tutta per sé nell’appartamento di Thieme: un cassettone, armadio, letto e una finestra con vista sul suo nuovo quartiere, nel distretto benestante di Wedding.

I due uomini si sono incontrati per la prima volta nella cucina di Thieme. È stata una cosa breve. «In realtà non ci siamo detti molto. È stato ovvio per me che sarebbe andata bene», dice il giovane tedesco mentre ad Hamad scappa una risata di approvazione.

‘Refugees Welcome’ è stata creata alla fine del 2014 da tre giovani tedeschi: Mareike Geiling, Jonas Kakoschke e Golde Ebding. La loro motivazione era quella di alloggiare in condizioni migliori rifugiati che spesso vivono in campi al di fuori delle città e sono pertanto privi di qualsiasi possibilità di integrazione.

L’organizzazione ha attualmente uno staff di sei persone a tempo pieno e 60 volontari ed ha aiutato ad alloggiare circa 287 persone in tutta la Germania. Il successo della loro idea si sta diffondendo a macchia d’olio, con siti web in Portogallo, Paesi Bassi, Canada, Austria, Spagna, Polonia, Grecia, Svezia e Italia. Attualmente sono registrate in tutto il mondo più di cinquemila condivisioni di appartamento.

Quando gli utenti registrano una camera disponibile, l’organizzazione li mette in contatto con i centri locali di raccolta profughi. L’organizzazione può anche trovare modi per pagare l’affitto del rifugiato, se occorre. Thieme, per esempio, ha raccolto 500 euro dagli amici di Facebook nell’attesa che la pratica di Hamad fosse trattata dalle autorità.

Per assicurare che l’abbinamento funzioni, le persone che offrono alloggio devono dire quali lingue conoscono, dichiarare se hanno altri coinquilini, ed eventualmente descriverli, e anche fornire una descrizione della loro città e dei dintorni. I volontari del sito si incaricano anche di fare da mediatori per eventuali dispute o problemi di coabitazione. Le condivisioni di appartamento devono durare almeno sei mesi e di solito durano da otto a 12 mesi.

La cofondatrice Mareike Geiling, che ospita lei stessa una rifugiata, dice che ci sono stati grossi problemi dovuti all’imponente flusso di rifugiati verso la Germania. Al crescere delle tensioni intorno alla politica delle porte aperte della cancelliera Angela Merkel, l’umore sempre più aspro dell’opinione pubblica è un altro problema per questa organizzazione che dipende dalle donazioni.

Comunque, dice Thieme, aprire la propria casa è il modo migliore per superare le paure basate sull’ignoranza, e ha cambiato le sue prospettive: «Hamad è totalmente diverso dallo stereotipo di arabo: penso che abbia una mente molto aperta e che non corrisponda all’immagine che è stata creata dai media o da alcuni politici».

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