Impact Journalism

Una luce… in fondo al tunnel per le donne dell’Uganda 

25 giugno 2016
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di Grainne Harrington, Sparknews 

In una piccola zona commerciale al lato della strada nella cittadina rurale di Luweero, a 65 chilometri dalla capitale ugandese Kampala, Sarah Serunjogi chiama a sé un gruppo di donne da quattro piccoli negozi che vendono farina, fagioli e sapone. Dopo che queste si sono accomodate su una panca, estrae dalla borsa due piccole lampade di plastica e prende la parola, con fare da venditrice.

Serunjogi, allegra e vivace mamma di cinque figli, è una Solar Sister, una dei 1300 venditori part-time che in Uganda, Tanzania e Nigeria, vanno porta a porta mostrando lampade portatili ad alimentazione solare. 

La gente di Luweero vive senza accesso alla rete elettrica, come il 90 percento degli ugandesi e circa 1,4 miliardi di persone nel mondo. Si affidano a biomasse quali il legno o il carbone per cucinare e al kerosene per la luce. Le lampade al kerosene però producono a mala pena la luce sufficiente per leggere, mentre espongono le famiglie a fumi dannosi per la salute e al rischio di incendi e bruciature. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sta raccogliendo una quantità sempre maggiore di prove che mostrano un legame tra l'uso del kerosene e una serie di controindicazioni per la salute, incluse malattie polmonari croniche. Una delle clienti di Serunjogi, Brenda Kawuma, ricorda in modo molto vivido il giorno in cui temette per la vita di sua figlia di tre anni che aveva bevuto da una bottiglia di acqua riempita di paraffina per la lampada. «È stato terribile – racconta –Non ho avuto alternativa se non cercare un'altra soluzione». 

Per chi vive lontano dai centri di commercio non è semplice trovare un negozio che venda lanterne solari; in molti potrebbero addirittura ignorarne l'esistenza fino a che qualcuno come Serunjogi non suona al loro campanello. Solar Sister segue il modello di vendita diretta come quello lanciato da Avon, con una distribuzione porta a porta. Gli imprenditori, principalmente donne, vendono all'interno della propria comunità sfruttando le proprie reti di conoscenza personali per creare fiducia nei prodotti e allo stesso tempo contribuiscono ad ingaggiare e formare nuovi venditori.

Ognuno sceglie autonomamente quanto tempo dedicare a questa attività e al termine della vendita terrà per sé la differenza tra il prezzo del venduto all'ingrosso e quello al dettaglio. 

Serunjogi è la Solar Sister che ha venduto di più in Uganda, e in meno di quattro anni ha tirato su più di 25 milioni di scellini ugandesi (circa 7100 franchi). Dopo la morte di suo marito nel 2009, il suo lavoro part-time non era più sufficiente a coprire i bisogni della sua famiglia. Grazie alle entrate aggiuntive derivanti da Solar Sister ora riesce anche a contribuire all'educazione dei suoi nipoti. 

Solar Sister è stata fondata a Washington nel 2009 da Katherine Lucey, ex promotrice finanziaria nel settore dell'energia che ha lasciato Wall Street per occuparsi di più della famiglia e della filantropia. Inizialmente è dedicata a una piccola fondazione che portava l'elettricità nelle zone rurali. Questo l’ha condotta in Uganda dove ha confermato quello che aveva capito lavorando nella finanza, ovvero «che nessun paese può entrare nell'era moderna senza un accesso sostenibile all'energia... che la produttività, il benessere, ogni cosa ne risente se non hai accesso all'energia. Semplicemente, mette i freni allo sviluppo a ogni livello». 

Lucey ha compreso molto velocemente anche che le donne subiscono in modo sproporzionato gli effetti negativi della mancanza di elettricità, specialmente nelle aree rurali, dove spendono molto del loro tempo a raccogliere legna da ardere e fare le faccende in casa. Studi mostrano che l'elettrificazione di zone rurali permette alle donne di ridurre il carico dei doveri domestici e dà loro uno stimolo per lavorare fuori di casa. E quando le donne guadagnano di più, sono le loro famiglie a trarne il beneficio più grande. Da rapporti dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Oecd) e della Banca Mondiale si apprende che una maggiore disponibilità economica in mano alle donne si traduce in investimenti più consistenti nell'educazione, nella sanità e nella nutrizione dei figli che portano a una crescita economica di lungo termine.

Quindi Lucey ha creato Solar Sister con due obiettivi: eradicare la povertà energetica e creare opportunità economiche per le donne. E sostiene che è proprio questo doppio approccio a rendere unica la società. Gli imprenditori Solar Sister hanno venduto più di 80 mila lampade nei tre Paesi in cui operano e vendono anche fornelli a energia pulita. Ma come i prezzi della tecnologia solare calano e la qualità migliora, arriva anche la competizione sul mercato. Mentre Solar Sister chiede il pagamento in un'unica soluzione, alcuni concorrenti offrono ai propri clienti la possibilità di pagare a rate, un'opzione interessante per un mercato in cui sono pochi ad avere risparmi da parte, che può risultare vincente anche se i prodotti di Solar Sister hanno un prezzo totale più basso e a una garanzia di due anni. 

Nonostante Solar Sister punti a diventare commercialmente sostenibile, la società è tuttora finanziata per il 70 percento da donazioni filantropiche. Lucey ha commentato che questo è dovuto, in parte, alla necessità di ottenere profittabilità pur riuscendo a raggiungere l'"ultimo miglio" nelle aree rurali, che più di altre necessitano della tecnologia. 

In fin dei conti, ha detto, dare alle donne un ruolo nel futuro dell'energia produrrà dividendi che non sono calcolabili in termini puramente economici: «Questo non apparirà nel nostro bilancio contabile né tra i rendiconti delle entrate, ma sarà chiarò nella nostra missione ultima, che è di assicurarci che tutti abbiano accesso all'energia. E quando diciamo tutti, intendiamo anche le donne».

Altre info www.solarsister.org

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