Curiosità

In Mongolia in Fiat Uno per beneficenza

Da Lugano alla Siberia, attraversando l’Asia: è il Mongol Rally cui partecipa anche un duo italo-ticinese

11 luglio 2018
|

L’auto dev’essere vecchiotta, di cilindrata inferiore a 1200 cc, sprovvista di gps e altri dispositivi tecnologici. In altre parole, inadatta allo scopo. Quale? Arrivare a Ulan-Ude, cittadina della Siberia meridionale, dopo aver attraversato Europa orientale, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Mongolia. È questo il viaggio di circa 13mila chilometri che si apprestano a fare Marco Jäggli e il suo amico Fabio Brighenti – ticinese uno e veronese l’altro – sedotti dalla prospettiva del Mongol Rally, gara non competitiva in cui l’obiettivo non è arrivare primi ma arrivare, e soprattutto raccogliere almeno 1’000 sterline da devolvere in beneficenza. Marco e Fabio partiranno domenica da Lugano con la loro Fiat Uno del 1989, rimessa in sesto per l’occasione. Prima tappa Praga, dove confluiscono tutti i partecipanti europei, poi un lungo itinerario nel cuore dell’Asia che toccherà fra le altre Istanbul, Trebisonda, Baku, il lago d’Aral, Samarcanda, la strada del Pamir, Tashkent, Bishkek e Ulan Bator in Mongolia, prima di attraversare il confine russo e arrivare a Ulan-Ude.

Conosciutisi nelle aule dell’Usi a Lugano, Marco e Fabio doneranno le loro mille sterline (eventualmente di più) a Cool­Earth, Ong impegnata nella difesa della foresta pluviale, e Aorep, associazione no-profit ticinese che sostiene lo sviluppo di piccole comunità in Africa e Medio Oriente (per contribuire: www.youcaring.com/rungenghisrun). Fresco di master in Economia e politiche internazionali, 30 anni, luganese, Marco Jäggli ha fatto propria la motivazione a partire dell’amico.

Da dove arriva la motivazione a un viaggio del genere?

Lui ci pensava da tempo, l’anno scorso non è riuscito a trovare nessuno per farlo e ci ha rimuginato su tutto l’anno. Quest’anno voleva assolutamente farlo e quando mi ha chiamato ho subito detto sì. Per me non è stata una cosa pensata, ma è da quando avevo 18 anni che vorrei fare un viaggio in Asia. Appena finito il master mi è parsa un’idea fantastica, quasi come rito di passaggio.

Viaggerete da soli o aggregati a una comitiva di partecipanti?

Ci troveremo a Praga il 16, poi in Romania sul Mar Nero si dividono le due colonne: una passa dalla Russia, l’altra dal Medio Oriente. Ogni team è libero, noi speriamo di accodarci ad altri per i tratti più difficili, in cui non sappiamo bene che cosa aspettarci; come nel deserto, in zone incontaminate in cui non è facile trovare supporto. Solo che non è facile prevedere quanto si potrà restare in contatto.

Sapete già dove passare le notti?

La nostra idea è di cercare di dormire il più possibile in tenda o in auto, ogni tanto però penso che avremo bisogno di un po’ di comfort e di fermarci un po’ in alcune città. I prezzi non saranno certo eccessivi, ma cercheremo di ridurre le spese all’osso. Persone che hanno già fatto il rally, ad esempio, ci hanno detto che a Baku non si sa mai quando passa in traghetto per il Kazakistan, quindi hanno dormito due notti al porto... Prenderemo un po’ quello che arriva.

Come ci si prepara a 13mila chilometri in Fiat Uno?

A questo punto non lo so più, in questi giorni ormai ho un’ansia colossale, ho sempre paura di aver dimenticato qualcosa. Prepararsi davvero penso sia impossibile, ma abbiamo cercato di prevedere tutto: avere sempre riserve d’acqua e di benzina, visto che ad esempio in Uzbekistan le auto vanno a etanolo; fare i visti con The Visa Machine, altrimenti avere quello uzbeko o quello mongolo richiede tempi lunghissimi; soprattutto avere tutti i ricambi possibili per l’auto, anche se ci conforta sapere che attraverseremo paesi in cui si è abituati a riparare qualsiasi cosa. Bisogna poi mettere in conto il caldo e i furti, anche per questo dovremo dormire sempre il più possibile vicino all’auto.

Che cosa ti aspetti da questo viaggio?

Non voglio andar sul filosofico, ma mi ispirava molto l’idea di vedere posti magnifici, di attraversare l’Asia centrale perché mi pare sia ancora abbastanza fuori dai circuiti del turismo, pur avendo una storia incredibile in quanto crocevia culturale e commerciale per secoli. A livello personale è anche un modo per mettersi alla prova in circostanze difficili e vedere se si riesce a cavarsela.

(Info: facebook.com/rungenghisrun)

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE