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Alcañiz, Spagna. Abbiamo provato sul circuito di Aragon la nuova Yamaha R1 2020.

16 novembre 2019
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Con l’introduzione della norma Euro 5 la Yamaha ha rivisto in maniera quasi totale la sua sportiva di riferimento cercando di non intaccarne il carattere ma migliorare ancora il suo già notevole equilibrio.
I dati tecnici di potenza e peso sono pressoché identici al modello precedente e questo è già un successo data l’introduzione della severa norma Euro 5. Gli ingegneri hanno effettuato migliorie nella lubrificazione, nel raffreddamento e nell’affidabilità del propulsore per garantire più margine di miglioramento in vista di una preparazione Racing.

Breve storia

Il Dna dell’azienda nipponica è chiaramente improntato alle competizioni. Yamaha gareggia praticamente dal primo anno di fondazione e questa dedizione alle corse ha spinto la casa costruttrice a creare negli anni alcune delle supersportive più evocative e tecnologiche. Un esempio, se rimaniamo nella storia più recente, è sicuramente la R1 che debuttò nel 1998 dando uno scossone al mercato delle supersportive per le sue doti dinamiche.

In questi anni la R1 ci ha sempre regalato belle emozioni, ricordiamo l’introduzione del rivoluzionario motore crossplane nel 2009. La versione 2015 era un progetto completamente nuovo, con tanta tecnologia portata dalle competizioni, che segnò il passaggio nel mondo digitale con l’introduzione della gestione elettronica di ultima generazione.

Sempre nel 2015 abbiamo confrontato la R1 base con la R1 M sul circuito di Brno, test interessante. Quella prova ci fa tornare in mente la fulminea uscita di curva della R1, una dote intrinseca che fa parte del Dna della sportiva di punta Yamaha. Nel 2017 abbiamo testato i cerchi OZ Cattiva in magnesio con quelli di serie sempre utilizzando la R1, ne è scaturita una prova intrigante e interessante. Insomma, siamo curiosi di vedere se la casa dei tre diapason è in grado di centrare l’obiettivo anche questa volta.

Il tecnico circuito di Aragon ci saprà dare la risposta che cerchiamo?

Il Test si è svolto in condizioni meteorologiche ottimali con gomme Pirelli slick in mescola SC3. Semaforo verde si parte: giro dopo giro iniziamo a memorizzare il tortuoso e impegnativo circuito di Aragon. Il primo impatto è positivo, la nuova supersportiva Yamaha ci asseconda nei movimenti istintivi mentre siamo alla ricerca delle linee più congeniali e ci sembra più docile del modello precedente. Nel secondo turno approfittiamo di entrare in pista con il pilota svizzero Robin Mulhauser impegnato nel mondiale Endurance proprio con una Yamaha R1, grazie alla sua disponibilità impariamo in fretta il circuito e siamo pronti a spingere più forte e a cercare di capire meglio le doti e i difetti della moto.
Nel terzo turno siamo entrati in pista con l’obiettivo di guidare senza cali di ritmo, che divertimento, la sessione è trascorsa velocissima, siamo usciti nella pitlane dopo 20 minuti con la consapevolezza di aver guidato al meglio delle nostre possibilità, assecondati da una moto intuitiva, precisa e soprattutto con il fisico e la mente ancora in forma.

È giunta l’ora della comparativa con il modello 2019

Abbiamo inquadrato bene la nuova moto e la motivazione per la comparativa è altissima.
Entriamo in pista con la R1 2020 e avvertiamo sin dal primo giro una guida rilassante, le curve vengono affrontate con una naturalezza coinvolgente.
A metà turno entriamo ai box e troviamo un tecnico Yamaha che ci aspetta con il modello 2019 pronto per la partenza, avvertiamo subito una differente risposta del propulsore. La 2020 ha una coppia ai medi regimi più piena e soprattutto più fluida, il che rende la moto molto intuitiva in questa fase di guida. Il freno motore nella nuova versione è regolabile su tre livelli e questo permette a centro curva alla R1 2020 di essere meno spigolosa, più scorrevole e di chiudere meglio le curve.
Nella nuova veste la forcella è leggermente più morbida e soprattutto lavora in maniera progressiva, nella 2019 la forcella tende a “murare“ e nella guida dà la sensazione di non usare tutta la corsa. Nella curva 10 (una veloce curva a sinistra) si avverte una maggiore stabilità con la nuova versione, la forcella copia meglio le asperità e va a cordolo più facilmente, la moto risulta meno fisica.

Al “cavatappi“ di Aragon (un destra/sinistra in discesa) la R1 2020 gira con meno forza, il cambio di direzione risulta più sciolto. Ne consegue un’uscita di curva più veloce perché la ripresa del gas si rivela un’azione più veloce e intuitiva.

Come già citato la prova si è svolta con gomme Pirelli slick SC3, questo pneumatico offre una costanza di rendimento e a fine giornata ci restituiva ancora un feeling impeccabile. Non avendo un “extragrip“ tipico di una mescola morbida ci ha permesso di sentire lavorare il traction control sempre nelle medesime condizioni o influenzato solamente dallo stile di guida. Il controllo di trazione ha un intervento magistrale, non è mai invasivo, lavora in maniera quasi impercettibile ed è sempre pronto a salvare il conducente da brusche perdite di aderenza.

Il nuovo ABS consente al conducente di scegliere due modalità:
BC1 ha un livello fisso di sensibilità mentre il BC2 ha una sensibilità variabile che aumenta in base all’angolo di piega. Nella nostra prova abbiamo preferito l’impostazione BC1 perché ha una risposta più costante quando si entra in curva con il freno tirato e il circuito di Aragon è pieno di frenate del genere.
Anche questa volta la R1 ci ha entusiasmato, i tecnici sono riusciti a conservare il carattere intatto migliorando la moto nelle aree più importanti. La nuova R1 migliora ancora la sua proverbiale accelerazione in uscita di curva, la connessione tra manopola del gas e gomma posteriore è come sempre da prima della classe.
Sentire la moto in ogni frangente è una sensazione che dà una certa soddisfazione nelle varie condizioni e ambiti di guida. In questo senso la nuova Yamaha R1 è una moto molto comunicativa, ha un equilibrio tale da mettere il pilota in condizione di cercare la migliore efficacia di guida essendo diventata, a nostro avviso, meno fisica.

Sheda Tecnica

MotoreTermico, 4 cilindri, 4 tempi,
in linea trasversale
Cilindrata998 cc
Alesaggio corsa79 x 50.9 mm
Potenza max200 cv (147 kW) a 13’500 giri/min
Coppia Max112 Nm a 11’500 giri/min
TelaioDeltabox alluminio
Sospensione anterioreForcella telescopica Kayaba,
Ø 43 mm, escursione 120 mm
Sospensione posterioreForcellone oscillante,
(leveraggi progressivi)
escursione 120 mm
Freno anterioreDoppio disco flottante da 320 mm
Freno posterioreDisco da 220 mm
PrezzoVersione base Chf 21’190
Versione M Chf 29’890
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