Auto e moto

Tradizione e avanguardia

Al salone internazionale dell’auto­mobile di Ginevra Porsche ha presentato il meglio dei suoi due mondi: la sportivissima 911 GT3 RS e la futuristica Mission E Cross Turismo. Abbiamo incontrato il responsabile dello sviluppo tecnico del marchio pe

La Mission E Cross Turismo non presenta sostanziali differenze tecniche rispetto alla Mission E ‘tradizionale’: si tratta di un esercizio di stile
22 marzo 2018
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Quello di Porsche è uno degli stand davanti ai quali è pressoché obbligatorio soffermarsi durante una visita al salone di Ginevra anche nel caso in cui non vi fossero novità, perché il fascino del costruttore di Zuffenhausen è sempre inarrestabile. Poi ci sono alcune edizioni, come l’ottantottesima, durante le quali vengono presentate ben due anteprime mondiali in netto contrasto tra loro.
Porsche prosegue infatti come da tradizione nello sviluppo di vetture sportive ad alte prestazioni, esclusive e dedicate ai puristi, talmente vicine alle versioni da competizione che vengono addirittura assemblate lungo la stessa linea di produzione. Stiamo ovviamente parlando della 911 GT3 RS che ha fatto bella mostra di sé nella sgargiante tinta verde scelta per il debutto. Un’automobile che al di là delle apparenze nasconde nel vano motore quello che molto probabilmente sarà l’ultimo propulsore aspirato nella storia della 911, che in questa evoluzione da 4 litri eroga da 520 cavalli e raggiunge un regime di rotazione massima pari a 9’000 giri/minuto! Le prestazioni non dobbiamo nemmeno accennarle…
D’altro canto, poco oltre, è esposta la Mission E Cross Turismo, la quale altro non è che un derivato in chiave familiare/off-road della Mission E già scoperta al salone di Francoforte del 2015. Una quattro porte elettrica spinta da due motori (uno per assale, quindi con trazione integrale) capaci di erogare una potenza massima di 600 cavalli e di farla accelerare da
0-100 km/h in 3,5 secondi, senza considerare che grazie ad un sistema di ricarica rapida bastano 4 minuti per guadagnare un centinaio di chilometri di autonomia. Un’automobile che necessita di un approfondimento: ecco perché a Ginevra abbiamo incontrato il Dr. Michael Steiner, responsabile dello sviluppo tecnico.
Dr. Steiner, quando potremo vedere la Mission E su strada?
Molto presto. La vettura è tecnicamente matura e pressoché pronta per entrare in produzione, fatto che dovrebbe avvenire alla fine del 2019. Ad oggi è stata accolta molto bene sia in Europa che in Nord America e proprio per questo motivo non vediamo l’ora di cominciare.
Porsche sta effettuando grandi investimenti nella mobilità elettrica. Dato che questo argomento comprende molti aspetti, dai propulsori alle reti di ricarica, come verranno impiegate le risorse all’interno del vostro marchio?
Circa la metà è destinata allo sviluppo tecnico e l’altra metà a infrastrutture come per esempio i siti produttivi, strutture di ricarica e via dicendo. Questo significa che i soldi da noi investiti vanno nella direzione della Mission E, dei suoi possibili futuri derivati nonché delle vetture sviluppate sulla base della piattaforma per veicoli elettrici “PPE” che condividiamo con Audi.
Porsche già ora è forte di una gamma piuttosto ampia di modelli elettrificati, avendo Panamera e Cayenne ben due versioni ibride plug-in ciascuna. L’elettrificazione si estenderà ad altri modelli?
Per quanto concerne le plug-in ibride continueremo a lavorare sui modelli esistenti a motore anteriore a benzina. Per quanto riguarda invece le vetture puramente elettriche ci concentreremo appunto sulla nuova Mission E o su modelli basati sulla citata piattaforma PPE. Da un punto di vista ingegneristico è certamente possibile progettare una vettura ed equipaggiarla con tutte le tipologie di propulsori di cui disponiamo (a benzina, ibridi, puramente elettrici) ma questo significa effettuare dei compromessi che vanno a discapito di una di queste tecnologie che non potrebbero quindi esprimere al massimo la loro efficienza e il loro potenziale. Per questo motivo abbiamo deciso di procedere con lo sviluppo su due strade separate.
Le recenti Panamera Turbo S E-Hybrid e Cayenne Turbo S E-Hybrid hanno dimostrato che l’approccio di Porsche alle tecnologie del futuro è
focalizzato sì all’efficienza ma d’altro canto anche finalizzato all’ottenimento delle massime prestazioni. In quest’ottica come si pone il marchio nei confronti della guida autonoma?
In realtà è molto semplice. Da un punto di vista tecnico potremmo senza problemi produrre un’auto a guida completamente autonoma, d’altro canto sappiamo che la nostra clientela apprezza guidare. Di conseguenza il nostro obiettivo è quello di creare delle tecnologie che sgravino il conducente dalle operazioni più noiose, per esempio stare in colonna o cercare il posteggio.

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