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Ranger, sono 107 le vittime

Questa settimana, in occasione della Giornata Mondiale dei Ranger (31 luglio) il WWF ha pubblicato uno studio dal quale emerge che un ranger su sette (14%) intervistato in Asia e in Africa Centrale è stato gravemente ferito sul lavoro

4 agosto 2018
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Questa settimana, in occasione della Giornata Mondiale dei Ranger (31 luglio) il WWF ha pubblicato uno studio dal quale emerge che un ranger su sette (14%) intervistato in Asia e in Africa Centrale è stato gravemente ferito sul lavoro negli ultimi 12 mesi. I risultati, che fanno parte della più grande indagine mai condotta sulle condizioni di lavoro e sul benessere dei Ranger, sono stati confermati dall’International Ranger Federation (IRF) e dalla Thin Green Line Foundation (TGLF). Negli ultimi 12 mesi hanno perso la vita 107 uomini e donne (48 sono stati assassinati da bracconieri, gli altri sono morti per incidenti sul lavoro). Questo porta il numero totale di vittime a quota 871 dal 2009 a oggi. Il WWF sta inoltre effettuando un’altra indagine anche nell’Africa orientale, una zona pericolosa e tristemente famosa per l’aggressività dei bracconieri.

Una catastrofe planetaria

A mettere a rischio la vivibilità sulla terra per l’essere umano non c’è solo il riscaldamento climatico globale, ma anche la dispersione sconsiderata e irresponsabile della plastica nell’ambiente. Questa combinazione di fattori non mette in pericolo solo la natura sul nostro bel pianeta, ma in particolare l’esistenza della specie umana. Molte specie viventi si sono estinte, ma quella umana rischia, malgrado abbia sviluppato l’intelligenza, di essere la prima ad autodistruggersi. Purtroppo, o cambiamo modo di vivere oppure saremo sommersi dalla plastica!
La plastica, tramite le sue micro e nano-particelle, non sta contaminando solo fiumi, laghi e oceani, ma tutto l’ambiente, ogni specie vivente e addirittura gli organi vitali del nostro corpo. Le conseguenze sono ancora sconosciute, ma dovrebbero destare molta preoccupazione. Purtroppo, però, malgrado i dati e i fatti siano oramai davanti agli occhi di tutti, sul pianeta si continua a trascurare il problema, utilizzando per esempio in maniera sconsiderata la plastica “usa e getta” (da noi, usa e brucia!). Questo anche quando le alternative valide ci sono. L’esempio pratico lo possiamo constatare durante feste e manifestazioni dove l’usa è getta è imperante.
OKKIO, l’Osservatorio per la gestione ecosostenibile dei rifiuti, da molto tempo sta sensibilizzando gli organizzatori di eventi, sagre, feste campestri, sportive, festival, open air ecc. a rinunciare all’usa e getta e adottare soluzioni molto più sostenibili per il futuro del pianeta. Da quel che si vede però l’effetto è ancora molto deludente, specialmente quando ci si sente dire: perché lo dobbiamo fare se non c’è nessun obbligo?
Peccato che il buon senso e la sensibilità ambientale per farlo volontariamente siano ancora molto carenti. La prova è che la Comunità Europea sta preparando il bando dell’usa e getta già a partire dal 2019.
Da notare che bruciare la plastica nell’inceneritore, anche se qualcuno lo chiama in modo fuorviante “termovalorizzatore”, non è per niente una buona soluzione. 100 kg di plastica bruciata producono, oltre a 30 kg di scorie altamente inquinanti e vari gas malsani, ben 300 kg di CO2, il gas a effetto serra, principale responsabile del riscaldamento climatico globale. La plastica quindi, oltre ad inquinare in modo visibile il pianeta, contribuisce alla catastrofe planetaria già in atto. Per evitare l’usa e getta le soluzioni ci sono, vedi l’uso di materiali compostabil, o meglio ancora il multiuso acquistato o a noleggio. Ricordo che da un anno esiste anche in Ticino una ditta che offre questi tipi di soluzione. Intanto, alcuni comuni italiani – soprattutto quelli sul mare – stanno attuando divieti: stop all’usa e getta (durante l’estate si ha un aumento del 40% della plastica).

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