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Il lupo e la sua gerarchia

Noi esseri umani non siamo i soli a essere capaci di vivere in un perfetto meccanismo sociale

10 marzo 2018
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Noi esseri umani non siamo i soli a essere capaci di vivere in un perfetto meccanismo sociale. Se si guarda da vicino il funzionamento del branco di lupi, ci si accorge che sono più simili a noi di quanto si possa pensare. La coppia dominante (detta “alpha”) guida il branco, un individuo o una coppia prende il ruolo di “vice” (detta “beta”) e poi ci sono i lupi subordinati che fanno parte della categoria “omega”. Al giorno d’oggi, gli esperti non usano più questa suddivisione ma il branco di lupi viene piuttosto descritto come un’unità familiare che si muove quasi esclusivamente all’interno del proprio territorio e che dimostra atteggiamenti ostili nei confronti di altri branchi (salvo alcune eccezioni). L’unità sociale di base di un qualsiasi branco è dunque la coppia, solitamente formata da un maschio e una femmina. Nelle zone dove la densità di lupi è relativamente bassa, maschio e femmina tendono a rimanere monogami. Il resto del branco è composto dalla prole della coppia, che include principalmente cuccioli appartenenti alla cucciolata più recente ma spesso anche a quelle degli anni precedenti. Nella maggior parte dell’emisfero Nord i cuccioli nascono verso l’inizio della primavera e generalmente rimangono con i genitori per un periodo che varia dai 10 ai 54 mesi. I piccoli solitamente raggiungono le dimensioni di un adulto con l’arrivo dell’inverno ed è noto che alcuni cuccioli possono sopravvivere senza l’aiuto dei genitori già intorno ai 4 mesi di età mentre altri sono in grado di accoppiarsi ad appena 10 mesi. Quindi perché i cuccioli di lupo rimangono con i propri genitori per un periodo che può arrivare fino ai 54 mesi, mentre quelli di molte altre specie di mammiferi si separano molto prima? Una risposta plausibile potrebbe essere che la permanenza prolungata all’interno del branco offra ai cuccioli un modo per raggiungere maturità sessuale, affinare tecniche di caccia non innate e al contempo continuare ad essere “sovvenzionati” dai genitori. Altre teorie, anche se non universali né definitive, suggeriscono che la permanenza dei cuccioli e in automatico anche la dimensione del branco, variano secondo la grandezza delle prede cacciate; idealmente un branco tende ad avere più membri in aree dove i lupi cacciano animali più grandi (alci, bisonti). In media, comunque, verso i due anni devono decidere se rimanere o meno nel branco e di conseguenza provare a ottenere un livello di dominanza più alto o cercare un nuovo territorio.

Tra carestia e abbondanza

Nel corso di migliaia di anni, il lupo si è evoluto per cacciare prede molto più grandi di se stesso (ad esempio alci e bisonti). Certamente vivere in un branco facilita la caccia ma uno dei problemi principali per i lupi, è di riuscire ad avere il sopravvento senza essere uccisi, poiché vi sono molti casi registrati di ferite mortali causate proprio dalle loro prede. Mentre i felini molto spesso tendono agguati alle loro prede, i lupi invece devono prima raggiungere l’animale in fuga, rallentarlo e infine disabilitarlo prima di potersene cibare; inoltre, con prede come alci o bisonti, che spesso scelgono di non fuggire ma di rimanere e affrontare il predatore, il rischio di ferite mortali è ancora più elevato.

La ricerca di prede può inoltre richiedere molte ore, persino giorni, di incessante viaggio ed è in queste situazioni che il forte senso dell’olfatto del lupo entra in gioco. Si stima infatti che il sistema olfattivo di un lupo sia 100 milioni di volte più sensibile di quello di un essere umano, il che conferisce decisamente un vantaggio nella caccia. Una volta individuata una preda, inizia la fase di inseguimento. I lupi possono correre per diversi chilometri mantenendo una velocità di 56-64 km/h; l’inseguimento più lungo mai osservato sembrerebbe essere quello di un lupo che per circa 8 chilometri inseguì un caribù in Alaska, senza infine catturarlo. Durante la caccia i lupi devono valutare in modo critico se continuare a inseguire la preda, poiché una valutazione sbagliata significherebbe sprecare considerevoli energie e tempo. Le interazioni tra preda e predatore durante questa fase possono essere estremamente stancanti, motivo per cui il lupo ha sviluppato un acuto senso di giudizio che gli permette di poter decidere se continuare o rinunciare all’attacco. Nonostante la comune credenza, il più delle volte la caccia finisce in fallimento. Tuttavia, i lupi sono ben adattati a questo stile di vita e possono sopravvivere per molti giorni senza cibarsi; il periodo più lungo finora noto è di circa 17 giorni. In sintesi, i lupi conducono una vita tra abbondanza e carestia, basata su intense interazioni sociali e lunghe, interminabili giornate di viaggio.

Il lupo è un animale che genera opinioni contrastanti, ma che al contempo affascina. Affascina perché vive in unità famigliari molto simili alle nostre. Affascina perché simbolo di natura selvaggia e inconsciamente risveglia in noi un bisogno primordiale di connessione con essa.

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