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La lince iberica, un felino a rischio

Una lince iberica
1 luglio 2017
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La lince iberica (o pardina): è considerata il felino più a rischio al mondo. Duecento anni fa la lince era diffusa in tutta la Spagna e in Portogallo, ma con il passare del tempo il suo spazio vitale si è ridotto drasticamente e oggi la troviamo solo in alcune piccole aree dell’Andalusia. Nel 2002 – a seguito di un censimento nazionale – scattò l’allarme: si contavano meno di cento esemplari in tutta la Spagna (mentre in Portogallo fu dichiarata estinta). Il WWF si diede subito da fare e in 15 anni si è riusciti ad arrivare a 400 unità. L’anno scorso sono nati altri 34 cuccioli e solo qualche settimana fa è stata segnalata l’ennesima cucciolata. La popolazione è in costante crescita, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

Il progetto

Da diversi anni la lince iberica viene seguita passo dopo passo da esperti. Sono tante le foto-trappole posizionate per monitorare gli spostamenti delle linci. Il loro monitoraggio è così dettagliato - dicono i colleghi del WWF Spagna - che chi lavora al progetto conosce per nome ogni singola lince catalogata sul territorio.Non solo: per evitare che bracconieri caccino la lince, molti esemplari sono muniti di un collare che segnala la loro posizione. Negli ultimi anni diversi bracconieri sono stati fermati e denunciati proprio grazie a questi collari.

I piccoli

Il periodo di gestazione di una femmina dura di norma circa due mesi: i piccoli (di solito sono 2 o 3, del peso di 250 grammi) nascono tra marzo e settembre.

Dopo circa dieci mesi sono indipendenti, ma spesso e volentieri restano con la madre fino a 20 mesi.

In natura vive al massimo 13 anni.

 

Sull’orlo dell’estinzione

Sono tre i motivi che hanno portato sull’orlo dell’estinzione questo magnifico felino. Il primo fattore: la diminuzione dei conigli, preda principale della lince iberica (costituisce praticamente l’98% della sua dieta). Diverse epidemie avevano falciato la popolazione di conigli, con degli impatti negativi sulla popolazione della lince. Basti pensare che un maschio deve mangiare almeno un coniglio al giorno, mentre una femmina ne deve catturare almeno tre se vuole sfamare sé e i suoi piccoli. Il secondo fattore è la perdita dell’habitat. Quelle che una volta erano le aree naturali perfette per le linci, oggi sono zone frammentate da strade, dighe e ferrovie. Secondo gli esperti, l’80% della popolazione è scomparsa per questo motivo. E poi ci sono i bracconieri, che uccidono la lince per portarsi a casa come trofeo la sua pelliccia.

 

Il felino dei boschi svizzeri

 

In tutto il mondo vivono quattro specie di linci: quella eurasiatica (presente in Svizzera), la lince pardina – meglio conosciuta come lince iberica –, la lince rossa (la più piccola della specie) e la lince canadese. La lince eurasiatica è la più grande della sua specie ed ha una pelliccia maculata che le permette di mimetizzarsi. In Europa la troviamo in Svizzera, ma la popolazione più grande si trova in Scandinavia. Come per la lince iberica, anche quella eurasiatica non se l’è passata bene: in Europa centrale fu praticamente sterminata. Poi, tra il 1971 e il 1975, in Svizzera sono state ufficialmente introdotte dieci linci. Gli esemplari sono stati messi in libertà nel Giura e sulle Alpi, tutti territori adatti alla lince. Ma nonostante gli sforzi, ad oggi la sua scarsa presenza nel territorio alpino non ne garantisce la sopravvivenza: gli esemplari effettivi scarseggiano e fiumi, montagne imponenti, autostrade e regioni densamente popolate rappresentano ostacoli insormontabili che impediscono alla lince di spingersi in nuovi territori. Una cosa è certa: la lince avrà qualche speranza di sopravvivere a lungo in Europa centrale solo se si riuscirà a permettere a qualche esemplare di raggrupparsi in popolazioni e se si fermeranno i bracconieri. La lince infatti è un animale protetto, ma resta comunque un trofeo ambito tra i cacciatori di frode.

Il territorio

Le linci sono animali solitari. La grandezza del territorio dipende dal paesaggio, dalle prede e dal numero di linci che sono in zona. Il predatore demarca il suo spazio con l’urina o lascia tracce di artigli sugli alberi.

La femmina tollera maschi sul suo territorio solo durante il periodo di accoppiamento, che va da febbraio ad aprile. All’inizio dell’estate nascono poi i cuccioli. I piccoli alla nascita sono ciechi e a dieci mesi devono lasciare la madre. Se troppo deboli, non supereranno l’anno di vita.

L’importanza della lince

Dopo l’estinzione della lince, molti animali selvatici si ritrovarono senza più nemici naturali. Con il passare del tempo l’elevata densità di selvaggina ha portato, nelle zone di rifugio e di alimentazione più battute, a ingenti danni da scortecciamento nei boschi giovani. Dal ritorno della lince questo fenomeno è nettamente diminuito poiché la popolazione di ungulati è costretta a distribuirsi meglio nel proprio habitat. Non solo: caprioli e camosci diventano più prudenti se una lince caccia per molto tempo nello stesso territorio. Inoltre è diminuito il rischio di trasmissione di parassiti e di malattie della selvaggina.



 
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