L'editoriale

Elezioni cantonali: quando l'etica conta in politica!

La sanzione politica dello scandalo Argo1 è prepotentemente emersa ai seggi

Ha pesato parecchio lo scandalo Argo1
8 aprile 2019
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Ci si attendeva un governo fotocopia. E invece i sondaggi pre-elettorali (del gruppo Cdt) sono stati sconfessati, in particolare in casa pipidina. Cos’è successo? Come ai tempi del duello fra l’uscente Plr Marina Masoni (ammaccata dallo scandalo Villalta) e la sfidante Laura Sadis (poi eletta al suo posto), ieri la sanzione politica dello scandalo Argo 1 è prepotentemente emersa ai seggi e il ministro uscente Paolo Beltraminelli ha ricevuto il cartellino rosso dagli elettori. A stupire è l’ampio vantaggio registrato da De Rosa (oltre 10mila voti) rispetto a Beltraminelli e pure il fatto che il suo successo sia stato notevole sia nel Sopra che nel Sottoceneri, geograficamente più lontano dal sindaco della Riviera e più vicino al luganese uscente. Nota positiva per il Ppd è certamente la sua avanzata (più 0,7%), che interrompe il trend al ribasso degli ultimi vent’anni, segno che la competizione aiuta e in casa azzurra lo scandalo Argo 1 la imponeva. Comunque, solo oggi, coi dati del parlamento, sapremo se lo stesso ragionamento varrà anche per il legislativo. E vedremo poi se il cambio di ministro avrà un effetto di rimpallo sulla presidenza del partito!

Sempre sul fronte dei vincitori, c’è il Ps di Righini e Bertoli, che – a differenza del Ppd – non offriva una lista di battaglia interna. Molto probabilmente il partito è stato trascinato verso l’alto da due fattori: il soccorso esterno ai socialisti, che rischiavano di rimanere fuori dalla stanza dei bottoni, e il voto utile a sinistra che ha dirottato una parte dei voti verdi sul Ps.

Fra i perdenti del confronto, c’è l’accoppiata (o ammucchiata) Lega-Udc. Il tandem tattico ha raggiunto l’obiettivo (per la Lega), cioè difendere le due poltrone, ma visto che un terzo seggio era impossibile da agguantare, il movimento ha finito per fare una campagna di basso profilo, scontentando parte dei suoi. Scontentezza generata anche dal matrimonio d’interesse con l’Udc, partito nazionale per eccellenza, mentre la Lega è cantonale e territoriale punto e basta. Un’unione che reggerà per le federali? Anche qui staremo a vedere.

Anche il Plrt non sorride e registra una flessione. Dopo la performance di Caprara nel piazzare Ignazio Cassis in Consiglio federale e Samuele Cavadini alla testa dell’esecutivo di Mendrisio, i liberali arretrano. Colpa di una campagna avviata dapprima con la voglia di raddoppio a destra, divenuta poi impossibile a causa dell’alleanza Lega-Udc, e poi giocata a sinistra interessandosi alla scuola di Bertoli, senza tuttavia avere fra i cinque in lizza chi veramente poteva coprire l’area di centro sinistra. Questo per i partiti.

Più in generale ci rallegriamo (molto) che la questione dell’etica in politica sia diventata proprio l’elemento che può fare la differenza alle urne. Un messaggio, questo, che deve spingere i partiti – e in queste settimane/mesi lo storico Andrea Ghiringhelli lo ha più volte ribadito – ad avere la forza di risolvere al loro interno talune questioni delicate, senza trascinare elettori e parlamentari in estenuanti tira e molla penosi, spendendo soldi (di tutti) ed energie in inutili bracci di ferro che finiscono per bloccare l’intero Paese. I cittadini capiscono. Capiscono benissimo e si regolano di conseguenza.

Ora avanti col nuovo governo e il parlamento che verrà, tenendo conto che fuori c’è un Paese che si aspetta dagli eletti anche la capacità di guardare oltre il quadriennio e il proprio orticello. Le sfide che attendono in primo luogo il mondo del lavoro, in seguito alla trasformazione di tante professioni e all’avvento dell’intelligenza artificiale, sono davvero alte. Con i conti in buona salute, che si torni finalmente a fare politica, spinti e ispirati da visioni politiche intelligenti, lungimiranti e debitamente comunicate al Paese.

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