L'editoriale

Al sodo della vita

24 dicembre 2016
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Da sempre il Natale è un’occasione (rara) per fermarci un attimo. Oggi decisamente più di ieri, vista la crescente frenesia che ci circonda e ci sollecita in ogni momento attraverso la dilagante e imperante digitalizzazione.
I ritmi risultano talmente forsennati che stanno facendosi largo nuove tendenze: staccare la spina, ‘spegnere’ il telefonino, recuperare tempi morti da dedicare a se stessi, al dialogo con chi ti sta a cuore e persino al dolce far niente. Insomma: si tratta di un’occasione privilegiata per ritrovare un pochino se stessi e gli altri.
Lo scorso anno, ricordando l’invito natalizio di papa Francesco, avevamo insistito sull’importanza della convivialità. Un momento di certo importante per la comunità dei credenti, poiché quel gesto ‘del prendetene e mangiatene tutti’ ha per i cristiani un significato alto.
Ricordate? Nella sua ben nota concretezza (saggia) Francesco aveva detto che ‘una famiglia che non mangia quasi mai assieme, o in cui a tavola non si parla, ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia poco famiglia. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato’. Frase che era suonata come un’esortazione rivolta a tutti credenti e non, ovviamente da non fare propria solo vicino al presepe o sotto l’albero. A maggior ragione quando ci sono adolescenti in famiglia e a tavola. La festa delle feste è quindi una buona, anzi buonissima occasione, per ricordare loro che, sedendosi a tavola, hanno sulla sedia che sta loro accanto, o nella persona che sta loro di fronte, un interlocutore da preferire ai vari bip-bip che arrivano da fuori sul telefonino e su altri aggeggi pulsanti. Per non dire che – semplice questione di rispetto – c’è chi in famiglia ha dedicato parte del suo tempo a preparare il pasto…
Attenzione: dallo scorso anno a oggi, abbiamo imparato ancora qualcosa in più. Ce n’è sempre una nuova. Che non solo le tecnologie occupano parecchio del nostro tempo. Ma che determinate notizie false, promosse ad arte sui social e poi rilanciate dagli utenti (perché considerate dal singolo eccezionali e particolarmente interessanti), stanno raggiungendoci come fossero il nuovo verbo elettronico e rischiano di condizionare le nostre scelte.
Una di queste – come noto – è stata quella ormai famigerata del presunto appoggio del papa a Trump. Notizia vera? Nossignori, clamorosa viralissima bufala. Ma, ahinoi!, supercliccata, perché lanciata e rilanciata (molto accuratamente e astutamente) da chi l’ha creata con la complicità inconsapevole di milioni di lettori/navigatori, per poi essere, a conti fatti e urne chiuse, sospettata di aver persino influenzato parte dell’elettorato cattolico durante l’ultima sfida elettorale americana.
Ecco perché l’invito del papa lanciato lo scorso anno a mangiare assieme (il più possibile sconnessi dalla rete) parlandosi e l’uso improprio di una frase mai pronunciata da lui (e nemmeno lontanamente pensata osiamo supporre), dovrebbero spingerci a riflettere sull’importanza di vivere nel mondo reale e farci capire cosa sono le cose veramente importanti: andando al sodo della vita, limitando il più possibile i rumori di fondo e le distrazioni inutili (o persino malevole e perniciose). Ripartendo, ad esempio, dal dialogo con chi ci sta accanto e apprezzando ciò che è davvero vero. Vero, autentico, genuino: umano!
Buone feste, cari lettori!

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