laR+ L'analisi

E Trump avvertì: Non finirà bene

Il peggior confronto televisivo tra due candidati alla presidenza Usa ha fugato ogni dubbio sulla persona e le intenzioni del presidente

30 settembre 2020
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Potremmo finirla qui, con le parole di Dana Bash, sperimentata giornalista della Cnn, ai cui occhi il primo dibattito televisivo tra Donald Trump e Joe Biden è parso ciò che a quelli del ragionier Fantozzi parve La Corazzata Potemkin di Sergei Eisenstein: shitshow (la versione fantozziana è nota).

E basterebbe questo, se non altro perché da decenni i duelli televisivi tra candidati presidenziali sono negli Stati Uniti un equivalente del wrestling: una finzione di bassa levatura, destinata oltretutto a non spostare voti. In questo senso, il confronto tra il presidente uscente e lo sfidante democratico non farebbe eccezione, salvo essere stato giudicato il peggiore mai visto.

Sfuggito di mano sin da subito al conduttore Chris Wallace (giornalista rispettato, seppure di Fox Tv, la rete megafono della Casa Bianca) quello tra i due candidati non è stato un confronto dialettico pur rude, ma una rissa, con Trump – e questo va sottolineato – nel ruolo dell’aggressore. Interruzioni sistematiche dell’intervento altrui, insulti, bassezze. Politica zero (di nuovo: Biden ci ha provato, ma senza esito) a meno di rassegnarsi a considerare la politica uno scontro di potere retrocesso allo stato di natura.

Ma si sbaglierebbe a circoscrivere il giudizio alla riuscita dello spettacolo. Perché quella andata in scena è stata una sorta di prova generale di ciò che aspetta gli Stati Uniti a partire dalla tarda serata del 3 novembre, qualora l’esito del voto fosse sfavorevole a Trump. Prendendo forse di sorpresa chi pensava che potesse “accontentarsi” di avere plasmato a proprio vantaggio una Corte suprema chiamata a dirimere eventuali controversie, il presidente non si è fatto scrupoli anticipando quale sarà la sua strategia del caos: dal rifiuto di considerare validi i voti espressi per posta (a capo del cui servizio ha messo un proprio uomo, e c’è da chiedersi se non gli abbia affidato il mandato di boicottare un diritto di cui si avvalgono milioni di elettori), agli ammiccamenti alle milizie dell’estrema destra eversiva.

Più che ammiccamenti: alla domanda esplicita di Wallace se intendesse condannare i gruppi del suprematismo bianco, Trump ha risposto incoraggiandoli: “Stand back, stand by”. Del resto li aveva già definiti “patrioti” in occasioni precedenti, o “brava gente”, quando uno di loro travolse con un Suv manifestanti pacifici che protestavano per le violenze della polizia contro la popolazione nera. E anche questo sembra confermare che Trump non conta ormai più di conquistare nuovi elettori (al momento quelli di cui dispone non bastano a rieleggerlo) ma è piuttosto deciso a radicalizzare il discorso così da avere a disposizione una fanteria di fascisti bianchi nel caso in cui i giudici (detiene il record di nomine) non riuscissero ad assicurargli la vittoria che pretende. Non va dimenticato che sinora Trump si è rifiutato di impegnarsi a garantire una successione pacifica e ordinata. Fantasia da commentatori fissati? No, se è vero che pochi giorni fa lo stato maggiore della Difesa si è sentito di dover precisare che non intende farsi coinvolgere nelle dispute e nei possibili disordini post-elettorali.

Se dunque (senza sorpresa) il primo dibattito non è servito a conoscere i programmi dei due candidati, ha almeno messo sull’avviso gli ultimi dubbiosi circa la persona e le intenzioni di Trump. Non finirà bene, ha avvertito. Sincero, per una volta.

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