L'analisi

Se Trump vota per la Brexit

La Casa Bianca fa sapere che sarebbe un peccato se la Gran Bretagna non consumasse il divorzio dall’Ue. Cosa c’è di così nuovo, o di così diverso?

(Keystone)
1 aprile 2019
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Con la ben nota grazia e correttezza diplomatica (che comprenderebbe anche il principio della non ingerenza), Donald Trump fa un’altra incursione sul tema della Brexit. Assai più pesante delle precedenti, e in una fase di drammatica incertezza. La Casa Bianca fa sapere che sarebbe un peccato se la Gran Bretagna non consumasse il divorzio dall’Unione europea, visto che, se così finalmente sarà, il presidente ha pronto un accordo commerciale assai favorevole a Londra. È decisamente qualcosa di più rispetto, per esempio, alla ‘elegante’ affermazione con cui Trump chiarì che Boris Johnson, l’araldo di una Brexit radicale, sarebbe un «ottimo premier», uno schiaffo a Theresa May ritenuta cedevole nei confronti di Bruxelles.

Cosa c’è, oggi, di così nuovo, o di così diverso? La Casa Bianca non si limita forse a ribadire la ‘relazione speciale’ che da un paio di secoli caratterizza i rapporti tra Stati Uniti e Gran Bretagna? Non è proprio così. Infatti, per la prima volta la sponda americana mette sotto ricatto quella britannica: ‘relazione speciale’ sì, ma unicamente se l’alleato si piega all’auspicio americano. Nonostante gli obblighi previsti dall’appartenenza all’Ue, nulla impedirebbe al partner inglese di sottoscrivere tutta una serie di accordi privilegiati con gli Stati Uniti. Ma no, stavolta Washington batte cassa, e condiziona i suoi ‘favori’ inter-atlantici alla realizzazione del proprio disegno strategico. E uno dei tratti principali di questo disegno è il massimo indebolimento, se non proprio la disgregazione, di quel che c’è (non tantissimo) di integrazione sul vecchio continente. Divide et impera, come sempre, e sempre più nella strategia trumpiana, che intende riproporre quelli che furono i compiaciuti e compiacenti alleati del dopoguerra.

Ma figurarsi se lo sgarbo preoccupa minimamente gli spensierati sovranisti europei. Per loro, risolutiva è la semplice demolizione di quanto rimane della casa europea, senza preoccuparsi di piani alternativi. L’Europa così com’è non è certo e del tutto difendibile, in particolare per la sua mancanza di anima solidale e sociale. Lo abbiamo sottolineato incessantemente. Ma un conto è fare di tutto (infine e seriamente) per metterla sui binari di un vero progetto comunitario che tolga il timone del comando alle regole della finanza senza briglie politiche; altro conto è favorire un collasso che lascerebbe l’Europa ancora più esposta alla triplice morsa di Usa, Russia, Cina. Ma, ancora una volta, qui il populista è anche peggio del sordo che non vuole intendere.

Del resto, con o senza l’‘amichevole’ amo trumpiano, con lo strappo dall’Europa, forse che il Regno di sua Maestà acquisirebbe una sovranità nuova, effettiva, solida ed economicamente utile? O non ha forse ragione chi sostiene che solo l’Ue – col suo 15 per cento di commercio a livello mondiale, contro l’11 per cento di quello statunitense – può rappresentare la vera corazza anche per le singole sovranità che formano l’Unione? L’entrata a piè pari di Trump nel dibattito sulla Brexit ne è la conferma. Questa la vera sostanza dietro il miserevole e deprimente spettacolo offerto dalla classe politica inglese.

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