L'analisi

Per favore niente buonismo

È ancora possibile ricuperare un pizzico di umanità? Disintossicarci dall’odio e dalle sciocchezze dei sovranismi europei, guardando negli occhi la realtà?

22 gennaio 2019
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Mi raccomando, non fare il buonista. Non cominciare a pensare alle 120 anime stipate sul gommone salpato venerdì notte dal litorale libico, alla spaventosa cattiveria del mare grosso, al lurido freddo che ti morde la faccia, al neonato protetto alla meglio sotto il giaccone della madre, all’imbarcazione che dopo poche ore inesorabilmente si affloscia, ai flutti che cominciano ad avere la meglio, all’acqua che invade senza scampo, al terrore e alle grida di chi scivola in mare prima di essere inghiottito dal cimitero mediterraneo.

Mi raccomando non fare il buonista. Non cominciare a pensare ai 180 minuti che passano prima che un elicottero sorvoli il fetido e inutile lenzuolo di gomma, agli unici tre sopravvissuti che ancora vi si aggrappano, alle navi dei soccorritori umanitari che non arrivano, alla maledizione di una politica che ha fatto in modo che di quelle imbarcazioni ne siano rimaste soltanto un paio nel canale di Sicilia.

Mi raccomando non fare il buonista. Non dare retta ai tre naufraghi che una volta depositati a Lampedusa si affannano a ripetere “meglio morire che tornare in Libia”, alle sofferenza di ogni genere inflitte ai migranti in quei maledetti lager dove regnano tortura, stupri, fame, e nemmeno ai 20’000 detenuti nei centri ufficiali di raccolta libici benedetti dalla comunità internazionale in cui, dice un rapporto dell’Onu, si consuma quotidianamente “un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.

Mi raccomando non fare il buonista. Non pensare che direttamente o indirettamente l’Europa si sia accordata con uno Stato che non c’è, con “signori della guerra” che rappresentano soltanto il loro clan di riferimento, che controllano pochi chilometri quadrati di territorio, a forze dell’ordine che intascano più dagli scafisti corruttori che dall’amministrazione pubblica disastrata, e nemmeno devi riflettere sul fatto che quell’immenso “scatolone” di sabbia e di carburanti che è l’ex colonia italiana fa tanto gola e tanto comodo a due o tre nazioni del Vecchio continente.

Mi raccomando non fare il buonista. Dimentica i 338 milioni di euro (ma probabilmente anche di più) che sempre dall’Europa sono confluiti nelle casse di uno dei governi libici, a quei finanziamenti che dovrebbero servire a controllare le coste, a fermare i “commercianti di esseri umani”, e anche al salvataggio di chi testardamente e con incoscienza ha deciso nonostante tutto di affrontare i cosiddetti viaggi della speranza.

Mi raccomando non fare il buonista. E pensa invece che molti di quei 117 disgraziati che non hanno avuto la forza di resistere alle guerre, alle dittature e alla fame dei loro Paesi in realtà sono, come sostiene l’infame narrazione, giovanottoni beneficiari di una invidiabile pacchia nonché pieni di energia, ben pasciuti, muscolosi da far invidia ai tenaci frequentatori delle nostre palestre.

Mi raccomando non fare il buonista. Non indignarti se ventisette Paesi dell’Ue (più gli altri) riescono a litigare pur di non accordarsi sulla distribuzione nelle varie nazioni dell’Unione di alcune decine di fuggiaschi giudicati ladri di lavoro altrui; e non prendertela con i campioni delle ‘democrazie illiberali’ e nazional-identitarie che in nome della purezza etnica praticano la politica dello “zero rifugiati”, dopo essere stati riportati al di qua del muro.

Per favore non fare il buonista. E cancella dalla mente anche l’immagine di quel ragazzino ripescato sul fondale e che sotto la maglietta, diligentemente protetta da un involucro di plastica, portava orgoglioso la sua pagella di buoni voti scolastici. Per convincerci di offrirgli una vita degna.

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