L'analisi

I nuovi volti del fascismo

Alla banalità del male decine di migliaia di persone hanno risposto a Macerata con un corteo di protesta.

12 febbraio 2018
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Alla banalità del male decine di migliaia di persone hanno risposto a Macerata con un corteo di protesta. Bella e dovuta reazione di una piccola parte del paese che non ci sta. E il no corale era rivolto a quell’estremismo nero sempre più diffuso, esploso in tutta la sua violenza nel gesto di Luca Traini. Il giovane militante della Lega Nord, avvolto in una bandiera tricolore, la mano alzata a mo’ di saluto fascista, aveva atteso davanti al monumento ai morti per essere arrestato dalle forze dell’ordine dopo aver aperto il fuoco su sei passanti, accomunati dal colore della pelle.
Da anni, in un gigantesco calderone alimentato da demagoghi, social media, fake news, ribollono frustrazioni che i politici dell’odio danno poi in pasto all’opinione pubblica. Voci infarinate di ferocia, camicie nere (o brune) che ruttano disprezzo fanno parte del panorama quotidiano.
Le ultime radici anti-fasciste della Lega di Umberto Bossi sono state da tempo recise: il nuovo corso di Matteo Salvini spalanca le porte all’intolleranza. Il candidato premier reagisce al gesto di Traini con un laconico “la violenza non è mai la soluzione” additando le politiche migratorie come responsabili dei fatti di Macerata.
Intanto sui social appaiono fotomontaggi della presidente della Camera Laura Boldrini con la testa mozzata. Negli stadi italiani 40 tifoserie sono registrate come simpatizzanti di movimenti di estrema destra: a Roma il laziale Di Canio è fiero del saluto fascista con il quale aveva celebrato un gol, la stessa squadra ha potuto vedere la curva dei suoi ultras sbertucciare la memoria di Anna Frank. “È tempo che gli italiani si proclamino apertamente razzisti” aveva titolato esattamente 80 anni fa “La difesa della razza”, pubblicazione che aveva accompagnato con entusiasmo le leggi razziali.
Oggi i gruppi che si richiamano a quel passato conoscono una forte, ancorché circoscritta, crescita: Forza Nuova è passata in qualche anno da 1’500 a 13mila iscritti, ma come la consorella Casa Pound può contare su una foltissima schiera di follower su Facebook, all’incirca 250mila. L’Italia, sottolinea in un’inchiesta il britannico “The Guardian”, a differenza di Germania e Austria, non ha mai veramente fatto i conti col passato. L’Italiano nell’immaginario nazionale rimane “un bravo soldato”, sulle stragi coloniali e fasciste si è accumulata una spessa coltre di oblio, busti del duce e simboli del ventennio possono impunemente essere esibiti.
La deputata Alessandra celebra nei talk show pomeridiani la figura del nonno Benito. La legge che vieterebbe, alla stregua di quanto succede in Germania, Austria o Svizzera, la propaganda fascista, rimane bloccata sui banchi del senato. L’ha promossa Emanuele Fiano, figlio di Nedo, unico sopravvissuto della sua famiglia ad Auschwitz. Se Mussolini ritornasse, vincerebbe sicuramente le elezioni esclama uno sconsolato Luca Miniero, regista di “Son tornato”.
L’odio avvelena il dibattito. L’escalation tracima, contamina ormai anche frange di estrema sinistra che nel giorno del ricordo inneggiano alla figura di Tito, non certamente per onorarne la figura di statista.
Ma per celebrare le stragi a lui direttamente o indirettamente attribuite, di cui furono vittime nelle grotte carsiche della Dalmazia migliaia di italiani, fascisti e non, spesso intere famiglie. Una semantica del disprezzo che dovrebbe seriamente preoccupare.

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