L'analisi

Una punta da proteggere

9 giugno 2015
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Sembra ieri che Bellinzona, Chiasso, Lugano e Locarno si sfidavano nel campionato di Challenge League, dando vita addirittura a ventiquattro derby in una sola stagione. Ed effettivamente di tempo non ne è passato poi così tanto, visto che stiamo parlando dell’annata 2012/2013. Tre stagioni ricche di scossoni sportivi e societari sono però bastate a stravolgere e ridisegnare la geografia del calcio ticinese nel panorama rossocrociato. Se infatti tre anni fa l’architettura del mondo pallonaro rossoblù poteva ricordare una sorta di tempio azteco con diverse compagini a renderne solida a renderne solida la struttura centrale – oltre alle quattro di Challenge c’erano Mendrisio, Team Ticino U21 e Biaschesi in Prima Lega, con l’Ascona uno scalino sotto – ma dove mancava purtroppo la vetta (rappresentata dalla Super League) , oggi la situazione assomiglia più a una piramide egizia, con una base molto larga – saranno ben cinque le compagini del nostro cantone al via del prossimo campionato di Seconda Lega interregionale – e un progressivo assottigliamento risalendo le varie divisioni, con Locarno e Mendrisio in Prima Lega, il Chiasso nella categoria cadetta e il neopromosso Lugano che farà finalmente parte dell’élite elvetica. Sulla carta c’è stato quindi un livellamento al ribasso dei valori cantonali, con quattro delle otto compagini presenti nel 2012/2013 nelle categorie dalla Seconda inter in su che sono scese di livello (Acb, Locarno, Team Ticino U21 e Biaschesi), tre che hanno mantenuto la medesima divisione (Chiasso, Mendrisio e Ascona) e una sola che è riuscita a salire, il Lugano appunto. Proprio l’evoluzione dei bianconeri pesa però più di tutte le altre messe assieme, perché mancare dal calcio che conta per più di quattro stagioni (Bellinzona retrocesso nel 2011) era un lusso che il Ticino non poteva più permettersi, con la rincorsa alla tanto sognata Super League che sarebbe diventata ogni anno più ardua. In definitiva scegliere quale struttura tra l’attuale e quella di tre stagioni or sono sia la migliore per il calcio ticinese è piuttosto complesso e probabilmente solo il tempo darà una risposta precisa, ma di certo la situazione attuale rispecchia maggiormente le reali dimensioni e possibilità del nostro movimento, con una punta che non poteva che essere rappresentata dal Lugano, soprattutto per le potenzialità finanziarie della piazza. Il Chiasso da sei stagioni resiste orgogliosamente nella lega cadetta, ma lo fa (quasi) sempre tra mille difficoltà e il margine di crescita è davvero minimo. Il Locarno, a maggior ragione dopo la seconda retrocessione consecutiva, è destinato a restare un trampolino (seppur importante) per i giovani della regione, mentre il Bellinzona ha iniziato la sua risalita dopo il fallimento del 2013, ma la strada è ancora lunga. Sì, adesso è davvero arrivato il momento di aprire gli occhi – Cantone compreso, perché no –, mettere da parte il campanilismo e remare tutti insieme nella stessa direzione, che se negli anni passati portava verso un ipotetico Fc Ticino, oggi è quella reale di un Lugano più che mai polo cantonale. Sempre che l’ambizione sia quella di vedere un Ticino stabilmente nel calcio che conta. In caso contrario, la piramide comincerebbe ben presto a tremare e la punta sarebbe il primo pezzo a staccarsi, con il rischio di veder poi crollare anche tutto il resto. SC

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