laR+ IL COMMENTO

La palma di Sciascia a Bruxelles

Un eurogiro di mazzette per ripulire l’immagine del Qatar. Banconote per eurodeputati e dintorni proprio mentre l’Ue legifera per togliere il contante

In sintesi:
  • Tra gli arrestati non manca nulla: politici, boss sindacali, segretari di Ong
  • Si trattata del più grave scandalo della storia dell’Europarlamento
  • Trent'anni fa, di questi, tempi eravamo all'epoca di Mani Pulite: la linea della palma del “Giorno della civetta” sale sempre di più
Le scale dell’Europarlamento (Keystone)
13 dicembre 2022
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A leggere di Qatargate, lo scandalo che ha investito il Parlamento europeo attraverso alcuni suoi rappresentanti, finiti in carcere con l’accusa di corruzione da parte dell’emirato, viene in mente "la linea della palma" di Leonardo Sciascia. "Sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma", teorizzava lo scrittore siciliano 60 anni fa in uno dei suoi romanzi più famosi, ‘Il giorno della civetta’. La palma rappresenta la mafia, che come si è visto negli anni successivi, con lusinghe, minacce e soprattutto con il potere dei soldi ha risalito la Penisola.

Oggi apprendiamo che la protagonista della metafora di Sciascia è approdata a Bruxelles, dove è stata scoperchiata una storiaccia di mazzette che potrebbero rappresentare "il più grave scandalo di corruzione che abbia mai investito il Parlamento europeo". Così ha sentenziato il deputato dei Verdi tedeschi Daniel Freund, presidente del gruppo di lavoro anticorruzione dell’Europarlamento.

In carcere sono finite cinque persone, tra cui l’esponente del Pasok, il partito socialista greco, Eva Kaili, vicepresidente del legislativo comunitario. Nella sua abitazione, come in quella dell’ex deputato del Pd Pier Antonio Panzeri, pure lui in manette, sono stati rinvenuti sacchi pieni di banconote. Quattrini che il Qatar avrebbe dispensato con grande prodigalità per tentare di correggere la propria immagine negativa nell’Ue in quanto a rispetto dei diritti dei lavoratori. Diligentemente, in effetti, Eva Kaili, poco prima di venire arrestata, aveva perorato proprio al Parlamento europeo la causa dell’emirato, spergiurando sui progressi compiuti da quest’ultimo in tema di diritto del lavoro e di salario minimo.


Una seduta plenaria a Strasburgo (Keystone)

Se non fossero intervenuti gli arresti, molto probabilmente, grazie a quelle donazioni in denaro a esponenti corrotti delle istituzioni comunitarie, il Qatar avrebbe ottenuto un ammorbidimento delle condizioni per ottenere i visti per i propri cittadini.

Insomma, Doha aveva trovato il pertugio giusto per entrare nelle difese dell’Ue, dimostratesi di burro se pensiamo che tra i cinque arrestati per corruzione figurano pure un leader sindacale – Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati – e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale dell’Ong "No peace without justice". Con Eva Kaili, il suo compagno e assistente parlamentare Francesco Giorgi e Antonio Panzeri sono tutti accusati "di appartenenza a un’organizzazione criminale, riciclaggio di denaro e corruzione".

Una brutta storia che, oltretutto, affiora mentre in Italia si sono ricordati proprio quest’anno i trent’anni dall’inchiesta di Mani Pulite. Nata, lo ricordiamo, con l’arresto a Milano di un notabile socialista, Mario Chiesa, sorpreso da Antonio Di Pietro mentre cercava di liberarsi, tirando lo sciacquone, di una tangente di 7 milioni di lire in contanti. Se non ci fosse da piangere farebbe sorridere il fatto che, proprio quando l’Ue intende porre un limite di 10mila euro al cash, alcuni suoi rappresentanti vengano beccati nella loro abitazione con mazzette di euro "sporchi". Eh sì, altro che Roma, la palma ormai si è insediata nel cuore dell’Europa.

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