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Ueli Maurer, lo statista riluttante

Da artefice dell’ascesa dell’Udc a consigliere federale e rispettato ‘tesoriere’. Il suo ritiro chiude un cambio generazionale nel primo partito svizzero.

In sintesi:
  • A 71 anni, ha «voglia di tornare a essere il normale Ueli»
  • Ora Maurer si ritira. Con delle ombre
Maurer in una fotografia scattata il primo luglio 2021 nel canton Vaud
(Keystone)
1 ottobre 2022
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È il primo luglio 2021, la seconda estate pandemica è appena iniziata: il Consiglio federale è in gita scolastica nel canton Vaud. Siamo alla certosa di La Lance, a Concise. Ueli Maurer, in piedi, guarda fuori dalla finestra: ha le mani in tasca, la camicia lievemente sbottonata. Lo sguardo è puntato lontano. Ha il volto stanco, l’aria annoiata. Sembra chiedersi: "Cosa ci faccio qui?". In una fotografia quasi identica, sbadiglia. In un’altra, è ancora in disparte. Simonetta Sommaruga, Alain Berset e Viola Amherd fanno capannello, chiacchierano allegramente. Dietro di loro, Ignazio Cassis parla con Karin Keller-Sutter. Lì vicino, le mani sulla cintura, Maurer è solo. Fissa il fotografo. E sembra chiedersi, di nuovo: "Cosa ci faccio qui?".

Sono passati quindici mesi. Da allora i segnali di insofferenza si sono moltiplicati: le critiche al Consiglio federale per come ha gestito la pandemia, ennesimo esempio di un disinvolto rapporto con la collegialità; l’apparizione con la maglietta del gruppo no-vax dei Freiheitstrychler; i ripetuti avvertimenti a un Parlamento spendaccione. Una certa frustrazione era evidente. Eppure, ancora negli ultimi mesi il ministro delle Finanze aveva detto che la questione di un suo ritiro prima della fine della legislatura non si poneva. ‘Typisch Maurer’, roba da Maurer.

A 71 anni, ha «voglia di tornare a essere il normale Ueli». Il suo annuncio ha spiazzato tutti, compreso il collega di partito e di governo Guy Parmelin. Era da poco terminata una caotica sessione delle Camere federali; parlamentari e corrispondenti stavano levando le tende. La decisione? L’aveva presa già nell’estate del 2021, ha detto. Forse proprio in quei giorni in cui il Consiglio federale si accingeva alle ferie. ‘Typisch Maurer’, appunto.

Piedi ben piantati per terra, a suo agio col comune cittadino, all’ascolto delle addette alle pulizie nel suo ufficio al Bernerhof, promotore della presenza femminile fino ai piani alti del suo dipartimento. Spesso imprevedibile. Così è Ueli Maurer. Da generale di partito, fustigatore delle istituzioni, artefice (assieme all’ideologo Christoph Blocher) dell’ascesa dell’Udc a prima forza del Paese, a rispettato uomo di stato: anche la sua trasformazione politica – benché mai del tutto portata a compimento – impressiona. Oggi quasi si stenta a credere che nel 2008 l’Assemblea federale l’abbia eletto in Consiglio federale con un solo voto di scarto sul candidato ‘selvaggio’ Hansjörg Walter. Ma Blocher era stato messo alla porta solo un anno prima. Altra epoca.

Ora Maurer si ritira. Con delle ombre: la débâcle sui Gripen, quand’era ministro della Difesa; altre sconfitte in votazione popolare, su progetti fiscali; o la pervicacia con cui inanellava preventivi in rosso poi regolarmente smentiti dai consuntivi. Se ne va però soprattutto da ‘tesoriere’ competente e rigoroso, capace tra l’altro di predisporre d’urgenza ed elargire senza complicazioni crediti e aiuti ad aziende e lavoratori colpiti dal lockdown. La sua partenza segna anche la chiusura di un cambio generazionale nell’Udc, ai cui vertici è ormai ben rappresentata quell’élite di persone ben formate e dagli elevati stipendi che lui ieri ha evocato deplorando «una certa spaccatura della società».

L’Udc comunque, almeno per quanto riguarda il Consiglio federale, può dormire sonni tranquilli. A un anno dal rinnovo integrale dell’esecutivo, solo i Verdi si sognano di rimettere in discussione i suoi due seggi. Ma la loro sarà semmai una battaglia di bandiera. L’Alleanza del Centro ha già detto che la formula magica non si tocca. E senza Pfister e i suoi, nulla cambierà. Anche i Verdi lo sanno bene.

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