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Abe, l’uomo che cambiò il Giappone

Ha impresso una serie di riforme epocali, diventando il primo leader riconoscibile all’estero. Ma il prezzo è stato caro, per lui e per il Paese

Shinzo Abe aveva 67 anni (Keystone)
9 luglio 2022
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Fa un po’ specie, tanto da richiamare la nemesi storica, apprendere che l’ex-premier giapponese Shinzo Abe, l’uomo che nel 2017 diede il via al riarmo del suo Paese, fino ad allora impedito da un articolo costituzionale che proibiva l’acquisto di armi offensive, sia stato ucciso da un ex-militare, con una doppietta fatta in caso.

Che l’attentatore sia uno squilibrato, l’appartenente a una setta, un estremista religioso o un membro della Yakuza, la potente mafia nipponica, lo scopriranno le indagini. Appena arrestato si è affrettato a negare di aver agito spinto da motivazioni politiche. D’altronde Shinzo Abe, che apparteneva alla destra del Partito Liberal Democratico, che è stato membro del governo come il nonno prima e il padre poi, pur rimanendo una personalità influente, sicuramente l’uomo politico giapponese più noto fuori dai confini nipponici, aveva lasciato la carica di premier nel 2020, per ragioni di salute. Soffriva di un grave problema intestinale, che gli provocava lancinanti dolori. Non a caso, se andiamo a curiosare nelle foto di gruppo dei vertici internazionali, ai quali Abe intervenne quale rappresentante giapponese, spesso il suo volto appare tirato e il suo sorriso forzato.


Il momento in cui viene fermato l’assassino di Abe (Keystone)

Eppure, nei 9 anni in cui ricoprì la carica di premier, la prima volta dal 2006 al 2007, la seconda dal 2012 al 2020, seppe imprimere una svolta epocale al Giappone. Già si è detto del superamento del vincolo al riarmo, un vincolo imposto dagli alleati all’ex-potenza nipponica, che avevano sconfitto nel ’45, piegandola con le bombe atomiche. Si è trattato, volendo, di un favore fatto agli Stati Uniti, di cui il Giappone è uno dei più stretti alleati, in quell’area del Pacifico. La riforma costituzionale sulla difesa ha cambiato, in effetti, i termini dell’alleanza tra Tokyo e Washington, in funzione anti-cinese. Se prima il Giappone non avrebbe potuto intervenire in un conflitto a fianco degli Usa, se non dopo essere stato attaccato sul proprio territorio, grazie alla svolta impressa da Abe è diventato un alleato a tutti gli effetti.

Difatti il governo giapponese del successore di Abe, Fumio Kishida, è intenzionato a portare, dall’1 al 2%, il contributo del Pil alle spese per la difesa. L’altro elemento che ha fatto di Shinzo Abe la figura politica giapponese più importante dell’ultimo decennio, porta il nome di Abenomics: un misto di politica monetaria espansiva, aumento della spesa pubblica e riforme strutturali, che miravano a spingere il Giappone fuori dalla spirale deflazionistica, in cui si è trovato per decenni. Ieri, tracciando un ritratto dell’ex-premier ucciso, la Cnn ha sottolineato che sarà ricordato, soprattutto, per l’Abenomics. Questo nonostante il risultato di questa politica economica non sia stato esente da ombre. Ad esempio, nel 2020, l’anno peggiore del Covid, il Pil del Giappone è crollato del 7,8%, meno di quelli statunitense e tedesco ma ben peggiore di quello della Corea del Sud, il cui calo si è limitato al 3,3%.

In conclusione, tornando all’omicidio dell’ex-premier, le autorità nipponiche dovranno chiedersi come sia stato possibile che, in uno dei paesi più sicuri del mondo, dove circolano pochissime armi, un uomo armato abbia potuto sparare ad Abe, pur protetto da una scorta. A dire il vero disarmata.


Abe sale sul palco poco prima di essere ucciso (Keystone)

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