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Mettete dei premi nei vostri cannoni

Il Sacharov al dissidente Navalny, il Nobel a Muratov, direttore dello scomodo Novaya Gazeta: così l’Occidente prova a stanare Putin sui diritti umani

La festa per il Nobel a Muratov (Keystone)
9 novembre 2021
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È cambiato il vento, Mosca ne dovrà tener conto. Ad Alexei Navalny è andato il premio Sacharov 2021 del Parlamento europeo; al giornalista di opposizione, Dmitrij Muratov, il premio Nobel per la pace. L’Occidente pare aver mutato rotta con la Russia di Vladimir Putin. Se dopo lo scoppio della crisi ucraina nel 2014 si è tentato di evitare qualsiasi tipo di confronto o scontro col Cremlino - adesso si è passati al contrattacco.

Anche perché, denunciano europei e americani, la propaganda nazional-patriottica occidentofobica non accenna a placarsi; chiunque non sia allineato col potere rischia di vedersi appiccicata addosso l’etichetta di “agente straniero”; persino una esperta corrispondente è stata cacciata dal Paese per essere una “minaccia alla sicurezza” nazionale.

Quei premi sono anche una risposta a certe derive comparse con la pandemia. In alcuni siti di notiziari non occidentali è apparso un tastino magico. Se lo si preme scompaiono tutte le notizie, ad esempio sul Covid. Si ottiene così una versione “Covid-free”. Se, invece, si è di cattivo umore un secondo tastino magico propone la cancellazione di notizie negative. Davanti allo schermo apparirà una versione, “struzzo”, del notiziario.

In televisione, in alcuni Paesi non occidentali, tale linea editoriale è già tornata di moda. Come ai tempi della Guerra Fredda si ascoltano telegiornali composti in genere da un 10% di cronaca “neutra”, circa 30% di occupazione politica dei membri del governo, 40% di propaganda del regime garante della felicità nello Stato “migliore” al mondo, 20% di intrattenimento.


Navalny libero (Keystone)

Il risultato è che spesso la gente non sa più cosa succede. Se, ad esempio, in Urss, dove la censura imperava, la popolazione conscia di quella realtà sfogava la voglia di sapere leggendo caterve di libri o guardando i pochi film stranieri disponibili – oggi la situazione è peggiorata, aggravata dalla temporanea chiusura per la pandemia delle frontiere, che vanno aperte presto come garanzia contro certe fandonie.

I soventi inconsapevoli fruitori di social media e navigatori di Internet sono infatti assaliti da una marea di fake news e da affermazioni di dubbia valenza senza avere, spesso, quella preparazione per filtrare i materiali con cui si viene a contatto.

Un caso? A inizio settembre un conoscente ci ha girato la notizia, di fonte russa, secondo cui in Italia la gente stava aspettando lo Sputnik-V. Peccato, però, che Roma avesse a disposizione vaccini di altre marche addirittura per una terza dose. Tale “pezzo” aveva, però, come obiettivo il lettore nazionale per rafforzare la narrativa ufficiale. Ma non solo. La guerra di certi Stati contro le grandi società di internet, ufficialmente per ragioni economiche, nasconde invero il tentativo di mettere loro la museruola e di impedire ai navigatori locali di reperire notizie scomode alle autocrazie. A certe latitudini si parla già di internet nazionale.

Inutile dire che l’attacco alla libertà di espressione e di pensiero nel mondo sta assumendo ora connotati diversi rispetto a quelli del passato e quei rischi, descritti da George Orwell nelle sue opere, stanno diventando ancor più reali. Questi due premi, in sintesi, sono la risposta migliore ai tasti magici e alle veline, un modo anche per svegliare i troppi struzzi.

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