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Una sinistra che fa la sinistra, con tutto ciò che ne consegue

Il Piano di rilancio del Ps apre molti interrogativi sui fondi per finanziarlo, a partire dalla questione delle stime. Ma è un bene per il dibattito politico

Ti-Press
17 settembre 2021
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Il Piano di rilancio presentato ieri dal Ps rappresenta una sinistra che fa la sinistra, con tutto ciò che ne consegue. Misure per la socialità, stop a ogni possibile sgravio fiscale, forte (eccessiva?) presenza dello Stato, un chiarissimo indirizzo di quello che per Riget e Sirica deve essere il socialismo oggi. Con due problemi non indifferenti, però. Perché se pare lapalissiano che quanto richiesto in queste ventiquattro misure andrà ridimensionato per trovare un compromesso, sul come reperire i fondi c’è un doppio punto interrogativo. Il primo riguarda il ripristino del coefficiente d’imposta al 100% e l’aumento delle aliquote sui grandi patrimoni: è difficile immaginare una maggioranza disposta a seguire questa via. Il secondo è la revisione delle stime: proporre di incamerare 100 milioni in questo modo significa colpire il ceto medio che si vuole aiutare, alzando il valore di stima molte persone perderebbero i sussidi. L’intenzione del Ps è animare il dibattito e uscire da un consociativismo troppo schiacciato su quanto esce dal Consiglio di Stato. Non c’è dubbio che l’intento sia raggiunto. Ed è un bene, non solo per i socialisti ma anche per tutte le altre forze: dopo il torpore pandemico la politica si deve riappropriare del dibattito. Senza dimenticare l’asse portante rappresentato dalla coesione e il fatto che non c’è risultato senza compromesso. E che se si chiede 100 si deve essere disposti ad accontentarsi di meno. Molto meno.

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