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Meghan e la legge di Larry Holmes

La moglie del principe Harry svela il razzismo a corte, dimostrando una volta di più l'inadeguatezza della monarchia, già affondata da Juan Carlos di Spagna

Harry e Meghan da Oprah Winfrey (Keystone)
11 marzo 2021
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La monarchia inglese, un’istituzione secolare che vive in un mondo tutto suo fatto di ceralacca e titoli nobiliari, cacce alla volpe e rituali codificati perfino per bere una tazza di tè, è reazionaria e retrograda. E pure un po’ razzista. L’incredibile rivelazione arriva da Meghan Markle, moglie mai accettata a corte del principe Harry. Lo ha detto nel salotto dei salotti, quello di Oprah Winfrey. Se è solo l’inizio di una incredibile serie di rivelazioni, ci basterà aspettare. Magari arriverà il Papa a strabiliarci raccontando che in casa è pieno di crocifissi e che la sera prima di andare a letto recita una preghiera, oppure Silvio Berlusconi che a ottant’anni suonati non riesce più a tenere il segreto e confessa: gli piacciono da matti le donne.

Meghan, che – sia chiaro – ha tutto il diritto di sentirsi umiliata e vessata da quei villani di corte che giudicano il colore della pelle in categorie, come se si parlasse di borsette e divani da rifoderare, pensava di essersi sposata con il coordinatore di Black Lives Matter? Con Harry X? O si sono conosciuti su Tinder e lei pensava che “principe e membro della famiglia reale inglese” nel profilo fosse solo una battuta? Non lo sapremo mai, oppure lo sapremo da Oprah Winfrey. 

Alla fine Meghan non ha fatto altro che lamentarsi dei suoceri e dei parenti come ciascuno di noi, solo che lei lo fa per un sacco di soldi in tv, noi se troviamo qualcuno che ha voglia di ascoltarci, ci tocca pure offrire il giro di birre al pub (sempre che il pub sia aperto). Ognuno, per carità, fa le sue scelte e poi finisce nel salotto di competenza. Ma le famiglie sono tutte ingombranti e qualcuna di più. Resta la sensazione che oltre che fardelli pesanti, certi reali siano anche parecchio impolverati come il concetto stesso di monarchia: soprattutto quella inglese, che si spaventa per un’attrice a palazzo. Come se non fosse esistita Grace Kelly.

Anticipati dalle serie tv e travolti dal presente, i reali inglesi dimostrano una pochezza nascosta dietro tanta ricchezza. E scarsissima capacità di adattamento. I reali norvegesi se la cavano molto meglio: destò scandalo nel 2001 il matrimonio del principe ereditario con una ragazza-madre che prima si accompagnava a uno spacciatore. Ma nessuno scappò dall’altra parte del mondo. E vissero tutti felici e contenti. Seguiranno un altro principe che flirta con la coniglietta di playboy e una principessa che porta all’altare uno sciamano bisessuale. Qualcuno s’indigna anche a Oslo e dintorni, ma poi finisce lì.

Versione latina degli Windsor sono i reali di Spagna, in primis Juan Carlos, che sembrava farlo apposta: scandali finanziari con dentro figlia e genero, amanti alla luce del sole, un elefante ammazzato in Botswana con foto ricordo, addirittura un finto safari russo in cui l’infallibile re uccide al primo colpo un orso che avevano fatto ubriacare con la vodka. Roba da romanzo d’appendice, da operetta. Mentre su Netflix va in onda “Bridgerton”, polpettone reale a base di sesso e intrighi con una regina nera, nell’Ottocento. Polemiche: del pubblico, non degli Windsor. Cosa c'entra una regina nera a Buckingham Palace? Esisteva davvero, due secoli prima di Meghan Markle. Si chiamava Sophia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, un nome noiosamente aristocratico, bianco e ricco. A prova di razzismo. Perché come diceva il pugile Larry Holmes, anche a lui era capitato di essere negro. Quando era povero.

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