laR+ Sguardo a nord

La meglio gioventù e l’epidemia silenziosa

Le nuove generazioni sanno adattarsi, ma non bisogna sopravvalutarle né dimenticare che la Svizzera presenta uno dei tassi di suicidio più alti al mondo

Luoghi di ritrovo a qualsiasi ora (Keystone)

Niente bar, pub, locali notturni né concerti: da quando è iniziato l’inverno i giovani non sanno più dove andare per stare insieme, svagarsi, dimenticare lo stress. Nella Svizzera tedesca oltre a organizzare festicciole private in casa – quando ci riescono – i ragazzi tra i 15 e i 25 anni si stanno inventando modi sempre diversi, non del tutto ortodossi, per riuscire a vedersi. A Coira e San Gallo molti scelgono di incontrarsi nei parcheggi sotterranei ad ascoltare musica, fumare e bere. Un’idea che piace poco ai gestori degli stessi e ai clienti, che si lamentano per i rifiuti, il tanfo di urina e gli atti di vandalismo.

In dicembre sulla Piazza federale si sono tenuti party illegali con centinaia di persone, subito bloccati tramite transennamento durante il fine settimana. Sempre nel Canton Berna e in quello di Zurigo è nata una nuova abitudine: i viaggi in treno prolungati. I ragazzi non si spostano da A a B, bensì percorrono anche quattro o sei volte lo stesso tragitto di andata e ritorno. Ogni venerdì e ogni sabato, dalle sette di sera fino a mezzanotte, gruppi di amici si trovano così a bere e a mangiare sui sedili.

Queste sono soluzioni di ripiego che non sostituiscono il normale divertimento e non cancellano ansie e preoccupazioni riguardanti il presente o il futuro, soprattutto professionale, visto il clima incerto. Intervistato dal Tages-Anzeiger, uno di questi ragazzi riassume benissimo la situazione quando afferma di sentirsi derubato del momento più importante della vita. Per crearsi la propria identità gli adolescenti e i giovani adulti hanno bisogno di allontanarsi dalle famiglie facendo esperienze proprie. Se non ci riescono finiscono per sentirsi soli e frustrati e magari sviluppare comportamenti violenti o antisociali.

A Zurigo attorno alla stazione sporadicamente si formano capannelli di teenager che vengono divisi dalle forze di sicurezza. Giocano al gatto e al topo, mostrano il loro coraggio, tentano di ribellarsi. Sono forti le nuove generazioni, sanno adattarsi, ma non bisogna sopravvalutarle né dimenticare che la Svizzera presenta uno dei tassi di suicidio più alti al mondo: ogni anno sono più di 1’000 le persone che si uccidono e tra le 15’000 e le 25’000 quelle ci provano. La fascia di età più a rischio dopo quella degli ultra ottantacinquenni, per ovvi motivi legati a fragilità e malattie, rimane purtroppo quella dei giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. Fra le cause del gesto estremo spiccano la solitudine e la mancanza di fiducia in sé stessi. A essere interessate sono soprattutto le città della Svizzera tedesca, con Lucerna in testa e, a seguire in questa orribile classifica, Berna, Winterthur, Zurigo, Basilea e San Gallo. I suicidi vengono definiti l’epidemia silenziosa: pur non facendo notizia e nemmeno molta paura, da sola causa 800’000 morti all’anno nel mondo. Per combatterla non servono mascherine o vaccini. Ci vuole qualcosa di più, una profonda trasformazione della società, difficile da realizzare, visto che in ballo non vi sono interessi economici.

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