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Lugano, se la palla passa al popolo

Potrebbe mettere nei guai la squadra di calcio e togliere ossigeno all'economia, ma è legittimo e coraggioso il referendum dell'Mps contro il Polo sportivo

3 febbraio 2021
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Che il polo sportivo fosse uno dei temi caldi di questa campagna elettorale era scontato. Meno pronosticabile era invece l'annuncio del lancio di un referendum un mese e mezzo prima del voto in Consiglio comunale, anche se evocato, assieme a presunti problemi pianificatori, l’anno scorso addirittura dall’ex consigliere nazionale Plr Fulvio Pelli che peraltro ha contestato la domanda di costruzione. Oltre a essere coraggiosa, la scelta dell’Mps è legittima: si può certamente considerare pertinente dare la parola al Popolo su un progetto tanto oneroso quanto fondamentale e atteso da decenni a Lugano (sempre che il progetto ottenga l’assist del legislativo e si riescano a raccogliere le tremila firme necessarie). Discussioni, polemiche e confronti non sarebbero comunque mancati con all’orizzonte le elezioni comunali, nonostante il messaggio municipale non consenta grossi margini di apprezzamento o possibilità di emendare una proposta edificatoria già definita, perlomeno in termini di elementi principali, con il futuro stadio, il palazzetto dello sport e le due torri.

Siamo di fronte a un prendere o lasciare con costi comunque elevati sebbene, al netto, per arena sportiva e palazzetto dello sport si stimi una spesa di 160-165 milioni di franchi, in linea con altre opere del genere in Svizzera. Secondo l’esecutivo, non si è cercato né voluto dribblare o prendere a calci il dibattito visto che il Consiglio comunale ha già ratificato la procedura ben due volte e sono sottoposte al voto quattro varianti (con contenuti però intoccabili). La prima prevede il riacquisto immediato dell’arena sportiva quando sarà costruita e la consegna a un prezzo pari al costo. In questo caso, il leasing decadrebbe e la Città diverrebbe proprietaria.

Un’opzione questa difficilmente percorribile alla luce dell’ingente indebitamento verso terzi della Città (circa 950 milioni di franchi). La seconda strada è quella di versare una rata di ammortamento iniziale, così da ridurre gli oneri dei canoni di leasing. Inoltre, c’è la possibilità, dopo cinque anni, di versare ogni anno rate di ammortamento straordinario che vengono imputate sull’investimento determinante residuo, per ridurre i successivi oneri di leasing. Infine, la quarta via prevede, dopo cinque anni e per ogni anno successivo, la possibilità di riacquisto dell’As al prezzo dell’investimento determinante residuo, ossia dedotte tutte le rate di ammortamento (ordinarie, iniziale e straordinarie) già pagate.

Tornando al referendum, sempre che riesca, oltre ai ritardi nella costruzione, è ancora da chiarire quali effetti avrebbe sulla possibilità di giocare in casa per l’Fc Lugano nella prossima stagione. La domanda fondamentale – è giusto pagare l’opera così tanto? – è tuttavia, come detto, legittima. L’opera però rappresenta una boccata d’ossigeno per l’economia locale in questo momento di crisi economica i cui effetti si sentiranno soprattutto nei prossimi anni. Inoltre, sono decenni che si discute della necessità di un palazzetto dello sport e del rinnovo dello stadio di Cornaredo che risale agli anni Cinquanta. La Città incasserebbe comunque entrate per i diritti di superficie (81 milioni di franchi in 90 anni). Rispetto invece ai tassi d’interesse considerati elevati bisogna tener conto del fatto che per le costruzioni sono comunque più alti per via del rischio maggiore. Anche il tanto criticato concetto di riunire una parte del personale dell’Amministrazione, dispersa in 14 sedi diverse, a Cornaredo presenta dei vantaggi. Nuovi e più ampi spazi sono peraltro un bisogno urgente per il corpo della Polizia della Città di Lugano. Insomma, c’è tanta carne al fuoco ed è destinata a cuocere lentamente almeno per i prossimi mesi.

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