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Navalny, Biden, e Putin: la burrasca è in arrivo

Le proteste degli scorsi giorni in Russia, l’arresto del dissidente e il cambio della guardia alla Casa Bianca potrebbero scoperchiare le contraddizioni russe.

Le proteste di sabato scorso (Keystone)
30 gennaio 2021
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C’è aria di burrasca a Est. L’arresto di Aleksej Navalny al ritorno in Patria e l’inizio della presidenza di Joe Biden negli Stati Uniti rischiano di scoperchiare il vaso di Pandora della complicata realtà russa e dei suoi rapporti internazionali. 

Le manifestazioni di sabato scorso in oltre 60 città hanno evidenziato principalmente due elementi. Il primo è che in Russia siamo all’inizio di una rivolta generazionale dei giovani stufi, che chiedono il cambiamento, contro gli anziani, amanti della stabilità alla sovietica. Il secondo è che si profila una lotta dura tra il partito di internet e quello della televisione, ubriacato dalla propaganda nazional-patriottica. Il potere finora si è comportato seguendo le vecchie logiche, puntando il dito contro provocatori al soldo dell’Occidente, gente dipinta come contraria alla cultura tradizionale russa. La novità è semmai che sabato, all’apparenza, San Pietroburgo si è svegliata dopo un lungo torpore; la polizia a Mosca si è fatta cogliere di sorpresa dai dimostranti, alcuni dei quali – a differenza che in passato — hanno reagito alzando le mani, e ora rischiano di pagare penalmente per le loro azioni.

Intanto, in carcere Aleksej Navalny si sta trasformando nel ‘dissidente numero 1’, un Andrej Sacharov dei nostri giorni. Tenta la polarizzazione dello scontro: chi non sta con Vladimir Putin sta con lui. La vittima, il giusto, l’innocente contro i corrotti. Il suo video-inchiesta su una tenuta sul mar Nero dal costo di 1,3 miliardi di dollari – attribuita dal blogger moscovita al presidente – ha ottenuto oltre 90 milioni di visualizzazioni. Un successo mediatico pari all’aver telefonato dalla Germania, dove era in cura per il noto avvelenamento, all’agente dei Servizi che avrebbe cosparso di Noviciok i suoi vestiti. La sfida al Cremlino è rilevante anche perché la potenza mediatica dell’oppositore è importante, come buona è l’organizzazione del suo movimento, capace di portare per le strade in poche ore così tante persone. La pesante crisi economica può solo ingrossare la protesta. Come andrà a finire? L’opinione diffusa è che, anche se Navalnyj dovesse restare in carcere, lo scontro comunque durerà e probabilmente verranno usate forme simili di dissenso, come quelle utilizzate dai bielorussi contro il loro presidente Alexander Lukashenko. A meno che la stretta repressiva non sia davvero ferrea.

Venendo agli aspetti internazionali, dopo quattro anni di letargo con Trump la questione ‘democrazia’ e quella dei ‘valori fondamentali’ sono tornate ai primi posti dell’agenda sia europea sia americana. E subito la propaganda russa ha picchiato duro contro la “Gay Europa” e “i transgender che tornano a servire nelle Forze Armate Usa”. Lo scontro è frontale, anche perchè dal 2012 troppi sono i conti in sospeso tra il duo Obama-Biden e l’Amministrazione Putin, a cominciare dalle interferenze nelle presidenziali Usa del 2016 e del 2020. Con la pubblicazione dei luoghi e delle ore della protesta dello scorso sabato – ufficialmente per tenerne lontano i connazionali – l’Ambasciata Usa ha diffuso un’informazione altrimenti custodita sotto chiave dalle Autorità russe: un piccolo prologo a un nuovo libro di screzi ancora tutto da scrivere. 

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