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Altro che ‘Sleepy Joe’: Biden preme sull’acceleratore

Con un tripudio di decreti esecutivi il 46esimo presidente cancella, come fosse un colpo di spugna, parte di quel trumpismo che ha avvelenato il paese

il neopresidente Usa (Keystone)
25 gennaio 2021
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Altro che “Sleepy Joe”. Con un tripudio di decreti esecutivi il 46esimo presidente cancella, come fosse un colpo di spugna, parte di quel trumpismo che ha avvelenato il paese precipitandolo nell’incubo del 6 gennaio. Joe Biden preme sull’acceleratore, mentre nel resort caramellesco di Mar-a-Lago, all’ombra delle palme, The Donald medita risentito sulla propria dipartita e trama, con il suo istinto distruttivo, la vendetta.

Rientro negli accordi di Parigi e nell’Organizzazione Mondiale della Sanità, annullamento del bando di entrata nel paese per i cittadini di diversi Paesi musulmani, regolarizzazione (sull’arco di 8 anni, ma pur sempre regolarizzazione) dei “dreamers”, immigrati giunti nel paese ancora minorenni, mascherina obbligatoria laddove si applicano le prerogative federali (ad esempio negli aerei), pacchetto di aiuti immediati alle famiglie in difficoltà, raddoppio a 15 dollari del salario minimo per impiegati federali e contractor. Se vi sembra poco…

Dopo la celebrazione della “diversity” nella cerimonia di insediamento, sotto lo sguardo severo di Bernie Sanders immortalato su una seggiolina pieghevole con le sue muffole ultravirali, Biden sembra fare sul serio. E subito. La sinistra può finalmente fare la ola dopo anni di rospi, anche se il presidente, navigato politico, è come la sua vice Kamala Harris certamente un centrista, un liberale pragmatico nell’animo. Ma dopo anni di estremismo narcisista, in cui il modello del presidente, secondo l’economista James Alan, è stato una sorta di “Guatemala senza tasse né regole, a beneficio di qualche straricco che può fare ciò che vuole”, è giunta una salutare “boccata d’ossigeno” (Giuliano Ferrara, ‘Il Foglio’).

Che la strada sia impervia è un’ovvietà: la catastrofica gestione del Covid-19 da parte di Trump ha messo in ginocchio il paese e le lacerazioni politiche e sociali, alimentate ad arte da Proud Boys e altri mezzi fascisti, non lasciano presagire un percorso facile per fare approvare il gigantesco American Rescue Plan, 1’900 miliardi di dollari (10% del Pil) destinati ad aiutare le piccole imprese e a sostenere le fasce più deboli.

A respirare di nuovo è anche l’Europa che ritrova un partner, dopo la parentesi in cui, come scrive ‘Le Figaro’, alla Casa Bianca si sono incensate le dittature e dileggiate le democrazie. Potrebbe aprirsi qualche spiraglio con la Russia: dopo la corsa agli armamenti rilanciata da Trump, il trattato per limitare le armi strategiche (New Start) dovrebbe essere prolungato. Trema Bin Salman, mandante presunto dell’assassinio di Jamal Khashoggi, perché il rapporto sul ruolo che il principe saudita ha avuto nell’atroce delitto uscirà finalmente dai cassetti della Cia per essere reso pubblico. Inquieta è la Cina, la vera beneficiaria in termini economici della pandemia e più in generale della globalizzazione: l’America a guida Biden non muterà rotta, anzi rafforzerà – proprio per arginare lo strapotere di Pechino – i suoi legami atlantici.

Joe Biden si è anche impegnato a riportare al centro della vita del paese, citando il ‘suo’ Sant’Agostino, valori che nessuna tabella, nessun calcolo o grafico potranno mai rappresentare: opportunità, libertà, rispetto, giustizia, onore e quella verità a cui l’ex inquilino della Casa Bianca era palesemente allergico.

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