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Le sfide di Speziali, nel futuro ma non dimenticando il passato

Il neopresidente del Plr ha una visione per i prossimi anni che sarà di successo solo se sarà all'insegna dell'ascolto e del rispetto per la storia e le sensibilità

Ti-Press/Crinari
23 novembre 2020
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La sfida del neopresidente del Plr Alessandro Speziali è ambiziosa. Portare il partito finalmente nel ventunesimo secolo è una tappa obbligata se l'obiettivo è quello di resistere a una polarizzazione politica che pone il centro sempre più dentro una tenaglia tra destra e sinistra. Perché questi non siano solo slogan è necessario che i liberali radicali, con una guida giovane che si propone di comporre un Ufficio presidenziale rappresentativo delle varie sensibilità, vadano subito all'azione. Le parole, soprattutto quando tracciano speranza per il futuro, devono essere tradotte in fatti e azioni. Digitalizzazione, mercato del lavoro, formazione e giustizia non devono essere termini ornamentali. Devono essere le priorità di un partito proiettato verso sfide ineluttabili.

Dal passato per il futuro

Occorre però tenere conto che un avvenire è roseo solo quando non si nasconde la polvere sotto al tappeto e non si prova a dimenticare troppo in fretta una storia. Quello che non ha funzionato nel Plr negli ultimi anni è stato detto da tutti e tre i candidati alla presidenza, e il compito di Speziali sarà invertire la rotta con proposte atte a concretizzare le intenzioni della sua campagna elettorale. Ma non si può parlare di ventunesimo secolo, di sfide, di futuro se ci si scorda da dove si viene. Guardare al passato è il miglior insegnamento per comprendere quali passi in avanti fare. Le differenze tra liberali e radicali non sono solo un retaggio del passato, una nostalgia di pochi, un ricordo quando si legge un libro di storia. Ci sono ancora. Sono differenze che fanno parte della storia del Plr. Esattamente come l'interclassismo ritenuto da Speziali fondamentale e da recuperare. È comprensibile accelerare in un mondo sempre più ‘liquido’ e con una politica che non si è sforzata più di tanto nell'invertire la tendenza. Ma è la piena consapevolezza di cosa si è a costruire il come si vorrà essere.

‘Unire’, ma davvero

La cospicua parte dei delegati che hanno votato Natalia Ferrara al primo turno e che al secondo o non hanno espresso la propria preferenza o hanno votato scheda bianca, il risultato ottenuto da Emilio Martinenghi dopo poche settimane di campagna sono la dimostrazione di quanto sia composito il Plr. Di quante sensibilità vi abbiano casa, non solo liberali e radicali. Quello che Speziali si appresta a dirigere è un partito che al primo turno ieri si è spaccato in tre. Essere presidente ‘di tutti’, frase di circostanza tra le più diffuse, è una “necessità” come dice egli stesso. Ma se si vuole essere il presidente di tutti occorre conoscerli, questi tutti. Occorre parlare loro, capirli, ascoltarli. Occorre non chiudere in un armadio la loro storia, e dare cittadinanza a ogni sensibilità. Per poi tracciare una via, un percorso che sia figlia di un'analisi approfondita, mai superficiale. Vivere in un mondo che per pratiche e modi va in una certa direzione non è una scelta. Impegnarsi perché la politica sia alta e la proposta all'altezza, ascoltando e sintetizzando, invece lo è. 

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