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Covid e crisi economica, la politica ripensi la propria funzione

Servono saggezza e altruismo per individuare quel paio di priorità su cui siglare un Patto di Paese che faccia uscire dal proprio cortile

Ti-Press
22 settembre 2020
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La crisi economica e sociale sta mostrando la necessità di scrivere un nuovo futuro. Diverso, per forza di cose, da quello che eravamo preparati a vivere. A molte persone manca la terra sotto i piedi, minate nelle loro certezze e inquietate da problemi che speravano di non avere mai. La politica ha il dovere di dare risposte chiare a queste paure, affrontando con responsabilità i prossimi anni che saranno segnati da deficit di bilancio nell’ordine delle centinaia di milioni di franchi. Il dibattito in Gran Consiglio di ieri lascia la speranza che questo percorso possa essere fatto.

Il confronto tra partiti che, necessariamente, avranno le proprie ricette e le proprie proposte deve essere orientato all’apertura, senza pregiudizi e con l’obiettivo di definire una chiara strategia politica di uscita dalla crisi. È auspicabile che quelle pronunciate dai capigruppo dei partiti di governo non siano solo parole, ma un primo passo verso quello che a tutti gli effetti sarà un periodo di ricostruzione. Darsi delle priorità significa anche assumersi l’onere di andare contro qualche rendita di posizione, ben sapendo che per i prossimi anni il concetto di ‘priorità’ non dovrà essere quello della giusta e lecita competizione tra forze politiche, ma la ripresa economica e il sostegno alle fasce più fragili della popolazione. Come conciliare il tutto, mantenendo pure un certo occhio di riguardo alle finanze cantonali? Ognuno ha la sua ricetta e la sua proposta, si diceva. Ciò che deve cambiare è l’attitudine con cui queste soluzioni vengono portate avanti.

Il muro contro muro, il dogmatismo, il dipartimentalismo e la spesa che pagherà sempre qualcun altro non porteranno a niente di buono. Anzi, mineranno un percorso che si mostra già accidentato. Le fondamenta che si getteranno nei prossimi mesi saranno la base di quella che sarà l’azione politica dei prossimi anni, perché gli effetti della crisi non smetteranno di manifestarsi presto. È bene, quindi, che queste fondamenta siano le più solide, le più durature, le più ancorate possibile. “È più facile esser saggi per gli altri che per sé stessi”, scriveva François de La Rochefoucauld. Per politici che a cadenza regolare devono raccogliere consensi non è automatico che sia così. Ma il momento impone un cambio di paradigma che deve per forza passare dalla lotta indefessa per ciò in cui si crede al compromesso, all’unità, al patto di Paese tanto declamato e mai come in questo momento necessario. Individuare insomma quelle due, tre priorità per tutto il Cantone e concentrare tutte le proprie energie sul portarle a compimento. Il resto, quello che non è strettamente fondamentale, potrà essere rinviato senza patemi.

Perché, se niente sarà come prima, come viene sempre più detto e scritto, anche la politica ha l’occasione di ripensare la propria funzione. Errori in questa delicata fase saranno pagati caramente soprattutto da chi oggi è essenziale sostenere, e da chi nei prossimi mesi e anni avrà più bisogno di aiuto. Per questo motivo il compito dei partiti è delicato ma ambizioso. Il pensiero del recinto, del cortile va bene quando c’è bel tempo. Adesso le nuvole sono nere. Sono tempi che nessuno pensava di vivere, con difficoltà che un anno fa non avremmo immaginato neanche al bar. Essere saggi per gli altri è quell’altruismo oggi necessario.

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