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Bentornata, scuola: quanto ci sei mancata

La scuola è prima di tutto un punto di riferimento nella vita dei giovani: una funzione primaria che purtroppo è venuta meno per diversi mesi

Giù le sedie (Ti-Press)
11 agosto 2020
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La scuola riparte. Il 31 agosto tutti gli istituti scolastici del cantone riapriranno le proprie porte per accogliere le allieve e gli allievi ticinesi. Un auspicato ritorno alla scuola in presenza che, come indicato ieri dal direttore del Decs Manuele Bertoli, verrà accompagnato da tutta una serie di misure di prevenzione definite seguendo le linee guida fornite dalle autorità, ma tenendo anche conto delle specificità di ogni singola sede, le quali saranno chiamate ad allestire ognuna un proprio piano di protezione.

Si chiuderebbe quindi così, o almeno per ora, la parentesi della scuola a distanza. Un’esperienza ritenuta positiva da alcuni e un po’ meno da altri. Ma di questo se n’è già discusso parecchio. Quello che è certo è che il periodo del lockdown ha messo in evidenza l’importanza della scuola nella sua forma classica, in almeno tre dimensioni: le prime due riguardano gli scopi più evidenti dell’ambito scolastico, ovvero la didattica e la socialità. A queste però andrebbe aggiunta una terza dimensione, premessa in un certo senso delle altre due, che potrebbe essere chiamata fisiologica. Cosa s’intende? La scuola è prima di tutto un punto di riferimento nella vita dei giovani: dà loro una struttura chiara, univoca, che si ripete giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. La sveglia alle sette, l’entrata alle otto, la pausa, il pranzo, l’uscita, i compiti, lo svago, la sera. A letto non si va troppo tardi poi, perché il giorno dopo la sveglia suonerà di nuovo alle sette e così ricomincia il ciclo. Questa sequenza, che può sembrare banale, è invece una delle funzioni primarie della scolarizzazione. Una funzione che purtroppo è venuta meno per diversi mesi. Ben venga quindi il ritorno a questo ritmo fondamentale per la salute dei nostri ragazzi.

Ci sarebbe poi un ultimo aspetto da evidenziare, oltre alle pertinenti rivendicazioni del Sisa (mascherine gratis per gli studenti e corsi di recupero pubblici). La scuola a distanza si è basata su una didattica, in un certo senso, ‘statica’. Per carità, viste le limitazioni date dalla situazione straordinaria, non c’è motivo per dubitare delle buone intenzioni messe in campo. Il punto è che la didattica, a volte, sa essere ‘statica’ anche nella scuola in presenza. È qui, dunque, dove varrebbe la pena spendere una riflessione. Numerosi studi dimostrano che i contenuti hanno molte più probabilità di diventare conoscenza, se il processo di apprendimento è associato a un’esperienza intensa. Un esempio a caso: è molto più probabile che farò “miei” i poemi omerici interpretando il ruolo di Achille o di Ettore in una recita teatrale (ragazzi, datemi retta: scegliete Ettore!), che non imparando a memoria i nomi di tutti i personaggi dell’Iliade. Questo per dire che ora che la situazione sanitaria ci consente di riaprire per davvero le scuole, sarebbe interessante non rinchiuderci in modi di fare che non stimolano i ragazzi a imparare. Insomma, sarebbe davvero un peccato che loro non trovassero grosse differenze tra lo studio in presenza e quello a distanza.

In ogni caso l’avvio del prossimo anno scolastico nelle modalità annunciate ieri dal governo, in questo periodo che vuol essere sempre di più post-pandemico, resta una notizia da celebrare. Bentornata, scuola!

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