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Grazie cara Svizzera gioiellino di convivenza

Solidarietà: ecco la parola che mi viene in mente pensando al Natale della Patria 2020

31 luglio 2020
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Solidarietà: è la parola che mi viene in mente pensando al Natale della Patria 2020. In questi ultimi mesi, sotto la pressione del virus, l’abbiamo praticata parecchio. Certo, ci sono – e ci sono sempre stati – i menefreghisti e gli individualisti che se ne impippano di tutto e di tutti, o quasi. Ma per fortuna – fors’anche per la paura dello sconosciuto arrivato da Wuhan che ci ha resi particolarmente attenti a quanto ci comunicano le autorità (per qualcuno anche troppo docili) – di rappresentanti di tali categorie se ne sono manifestati tutto sommato pochi. In altre parole, la Comunità ha risposto presente e ha retto.

Abbiamo imparato ad essere solidali

Nolens volens, abbiamo quindi cercato, o imparato, a essere solidali. Come? Beh, assumendo tutta una serie di comportamenti di igiene e sociali per tenere alla larga il più possibile il maledetto virus da noi stessi e, così facendo, l’abbiamo tenuto alla larga anche da chi vive o lavora con noi. Essere solidali ci ha quindi convinto a sottoporci, più o meno spontaneamente, alle quarantene. Sì, alle quarantene al plurale, perché ne abbiamo conosciute di diversi tipi: abbiamo fatto esperienza di quelle che, subito dopo Carnevale, hanno tentato di tenere a bada il Covid, ma lui era già scappato di mano...; poi, a inizio estate, abbiamo conosciuto quelle post emergenza acuta, quando i casi erano drasticamente calati ed era ritornata la possibilità di tracciare i contatti e i potenziali contagiati; e ora stiamo conoscendo le quarantene di rientro dalle vacanze dai Paesi a rischio, la cui lista si allunga sempre più.

Prudenza o menefreghismo?

Ebbene, proprio in relazione a quest’ultima fase in corso, sarà interessante capire quanta solidarietà ci sarà nell’aria, se vincerà la prudenza o il menefreghismo. Valutazione che potremo fare solo a fine agosto, anche se sin d’ora qualche dubbio è legittimo: di mezzo c’è il posto di lavoro e la possibilità che il datore di lavoro non paghi per qualsiasi quarantena. Ecco quindi che, ai bei discorsi sulla solidarietà, sulla responsabilità individuale a rimanere a casa per non esporre al pericolo i colleghi di lavoro, potremmo sentirne altri: della serie “io sto bene, non dico niente, vado a lavorare”.

In aiuto all'economia reale

Quarantene a parte, la solidarietà andrà misurata anche nelle risorse a disposizione della collettività: con tutti i soldi che gli enti pubblici hanno iniettato nell’economia reale, quanto saremo disposti, come lavoratori e datori di lavoro a resistere? A resistere per non far saltare il sistema economico, che potrebbe essere ulteriormente messo in crisi da licenziamenti di massa, per i quali c’è comunque a disposizione uno Stato sociale che è solidarietà con la S maiuscola.

Insomma, l’impressione è che la parolina magica abbia fin qui fatto la sua parte, perché (saggiamente) Berna in primis ha fatto ballare i miliardi. Non fosse successo, per le strade sarebbero già in migliaia a manifestare e a reclamare. Ma, se è stato possibile fare girare tanti soldi, è perché ha funzionato ancora una volta la solidarietà fra chi più ha (e di solito sente meno le crisi) e chi meno ha e le crisi le avverte quasi dal primo istante.

Alla base di tutto c’è però un sistema-Paese chiamato Svizzera, che non piacerà a tutti, che spesso critichiamo, ma che c’è, esiste e lo si sente presente, a differenza di altri Paesi a noi vicini. E alla fin fine è quello che conta.

Grazie, perciò, cara Svizzera, funzionante gioiellino di convivenza.

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