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Canicola in città: prevenire è decisamente meglio!

A meno che non si voglia solo curare, visto che in fondo fà e disfà l'è tüt un lavorà!

21 luglio 2020
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Bello e interessante leggere che Zurigo è una delle città svizzere in prima linea nella lotta contro le ‘sacche di calura’ generate dal cambiamento climatico. Sì, proprio da quel cambiamento climatico che taluni mettono ancora in discussione, facendo finta che non esista. Ma rimaniamo alla calura. Come limitarla dunque? Beh, vanno prese diverse misure, fra le quali figura per esempio il rendere più verde l’ambiente urbano, il rischiarare le carreggiate, il favorire il flusso di aria fresca. Ma cosa si sta facendo in concreto sulle rive della Limmat? L’Ats ci informa che le autorità comunali a maggio hanno presentato il loro piano per combattere le ‘sacche di calura’ e il calendario per la concreta attuazione fino al 2023. La strategia ha tre obiettivi: ridurre il calore in tutta la città, alleviare le ‘sacche di calura’ e mantenere il flusso di aria fresca. Benissimo. Ma come? Aggiungendo alberi, nuovi spazi verdi, teloni giganti per creare ombra, nuove fontane e facciate vegetali. Grazie a questi interventi – informa sempre l’agenzia – è possibile mantenere le temperature a un livello accettabile: parola del responsabile dei lavori pubblici Richard Wolff. Una parte del lavoro già svolto in questo senso lo ha dimostrato. Il municipio intende creare spazi verdi anche in prossimità del centro città, o almeno collegarlo alle ‘zone di rinfrescamento’ tramite una via di accesso a un clima temperato. Non è escluso che vengano chiusi parcheggi e strade a questo scopo.

Ma in Ticino cosa si fa?

Bene, benissimo. Non abbiamo dati in mano per dire se e cosa stia succedendo qui da noi in Ticino. Ma l’impressione è che, Covid o non Covid, l’edilizia privata stia tirando dritto come prima, magari anche più di prima, visto che il blocco di tutte le attività ora esige che il tempo perso vada recuperato. Vediamo palazzoni che sorgono ancora come funghi, con poco verde ai loro piedi, cioè il minimo indispensabile a seconda di quanto prevedono i vari piani regolatori. Già, ma cosa si pretende? Il terreno costa assai e il privato deve far quadrare i conti! Se sono necessarie aree verdi è quindi il pubblico (comuni e cantone) che deve pensarci, mica il privato.

Fermiamoci un attimo a riflettere

Morale della favola: se desideriamo anche noi affrontare la canicola (qui fa più caldo che a Zurigo, vero?), come stanno facendo, o ipotizzando di fare, alcune città svizzere, che hanno già fatto tanti errori che noi ci apprestiamo a fare in questi anni, perché non fermarci un attimo a riflettere? ‘Impossibile’ penseranno tanti proprietari; ‘beh, perché no?’ si diranno a loro volta tanti inquilini. Di certo prima o poi arriverà il momento – con calma tra qualche annetto! – in cui saremo costretti a fare riflessioni simili, perché la calura ci impedirà di fare una vita ‘normale’. E chissà quanti, a quel punto (anche dal privato), chiederanno aiuto all’ente pubblico per le riconversioni al fresco verde: sì sempre a lui. Ma allora tornare indietro – visto che si accenna anche alla cancellazione di strade e parcheggi oltre che alla creazione di verde (pubblico e facciate vegetali) – sarà molto più costoso e difficile. Prevenire è solitamente meglio che curare. E fa e disfà l’è tüt un lavorà! E a qualcuno, non a noi, va bene anche così.

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