
Luogo di nascita? Mendrisio. Nel Mendrisiotto tutti (o quasi) sono nati nel capoluogo del Distretto. O almeno era così sino a qualche anno fa. Diversi per attinenza, i momò avevano e hanno, in effetti, un tratto distintivo comune: aver emesso il primo vagito in una delle sale parto di... casa. Per chi è ormai stabilmente negli anta quelle della vecchia Maternità; per i più giovani negli spazi protetti del Dipartimento donna-bambino, peraltro l’unico in Ticino. Insomma, da queste parti le partorienti avevano e hanno un chiaro punto di riferimento. In un avvenire nemmeno così lontano, però, questo caposaldo potrebbe venire meno. Le future mamme potrebbero vedersi costrette a uscire dai confini della regione per mettere al mondo i loro figli. E la sola idea ha già fatto sobbalzare la politica locale, e non solo. Sin qui, a livello pubblico, dai piani alti delle istituzioni – a esporsi in prima persona il direttore del Dss Raffaele De Rosa – sono arrivate delle rassicurazioni. Ma dentro le stanze riservate degli incontri fra i vertici dell’Ente ospedaliero cantonale e dell’Obv e la deputazione del Mendrisiotto – si legga la riunione a tu per tu dell’8 luglio di cui abbiamo riferito – le impressioni sono tutt’altre. Le voci dei granconsiglieri, alla testa il primo cittadino del cantone Daniele Caverzasio, ce lo confermano. A prevalere sono piuttosto sentimenti di preoccupazione e stupore (oltre a qualche arrabbiatura).
Del resto, i primi a dover credere nella necessità di garantire al Distretto i suoi servizi, interdipendenti, di ostetricia, neonatologia e pediatria sono proprio i responsabili di Obv e Eoc. Il punto è che la direzione ha fatto capire ben altro ai parlamentari. Se i numeri non risponderanno alle aspettative, il reparto chiuderà. Con buona pace dell’ospedale multisito. Per farlo, sia chiaro, occorrerà mettere mano alla pianificazione ospedaliera cantonale; certo è che la riorganizzazione dettata dal Covid-19, che ha imposto di trasferire l’ostetricia da Mendrisio a Lugano, potrebbe aver rafforzato l’idea che si può fare. I numeri evocati restano: è indubbio. Quelli allineati a bilancio e quelli dei parti, in calo costante negli ultimi anni. Al Beata Vergine si è passati dalle 391 nascite del 2017 alle 270 del 2019. E queste, viste dalla direzione, sono cifre che pesano. C’è da chiedersi: basta per giustificare la chiusura di un servizio di base?
Nel linguaggio della politica sanitaria la ‘massa critica’ è imprescindibile per assicurare cure di qualità. Ma come potrebbe ricordare facilmente una levatrice, il parto non è una malattia: è un evento fisiologico. Ecco che poter contare su una ostetrica di prossimità agli occhi delle donne rappresenta una strategia auspicabile. Se è vero (e i politici locali ne sono ben consapevoli) che è importante concentrare in una struttura altamente specializzata le gravidanze ad alto rischio, è altrettanto cruciale non allontanare le ‘piccole maternità’ dalla gestanti; private pure della possibilità di scegliere di partorire a casa propria. Tra chi lavora a stretto contatto con le mamme di idee per il futuro del reparto non mancano (perché non attingere, ad esempio, all’esperienza delle case della nascita?). Una cosa è certa, il Mendrisiotto non rinuncerà tanto facilmente alla ‘sua’ maternità. In gioco c’è pur sempre la sanità pubblica.
Luogo di nascita? Mendrisio. Nel Mendrisiotto tutti (o quasi) sono nati nel capoluogo del Distretto. O almeno era così sino a qualche anno fa. Diversi per attinenza, i momò avevano e hanno, in effetti, un tratto distintivo comune: aver emesso il primo vagito in una delle sale parto di... casa. Per chi è ormai stabilmente negli anta quelle della vecchia Maternità; per i più giovani negli spazi protetti del Dipartimento donna-bambino, peraltro l’unico in Ticino. Insomma, da queste parti le partorienti avevano e hanno un chiaro punto di riferimento. In un avvenire nemmeno così lontano, però, questo caposaldo potrebbe venire meno. Le future mamme potrebbero vedersi costrette a uscire dai confini della regione per mettere al mondo i loro figli. E la sola idea ha già fatto sobbalzare la politica locale, e non solo. Sin qui, a livello pubblico, dai piani alti delle istituzioni – a esporsi in prima persona il direttore del Dss Raffaele De Rosa – sono arrivate delle rassicurazioni. Ma dentro le stanze riservate degli incontri fra i vertici dell’Ente ospedaliero cantonale e dell’Obv e la deputazione del Mendrisiotto – si legga la riunione a tu per tu dell’8 luglio di cui abbiamo riferito – le impressioni sono tutt’altre. Le voci dei granconsiglieri, alla testa il primo cittadino del cantone Daniele Caverzasio, ce lo confermano. A prevalere sono piuttosto sentimenti di preoccupazione e stupore (oltre a qualche arrabbiatura).