Commento

Contro l'orrore dei padri-padroni, i silenzi e le paure!

Bisogna far sapere alla vittima che, una volta calato il silenzio nell’aula delle Criminali, non sarà lasciata sola dalle autorità!

Foto Ti-Press
9 luglio 2020
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Ogni volta che le cronache giudiziarie si occupano di processi con al centro giovani donne vittime, perché considerate di proprietà privata, in particolare dai padri-padroni (con accanto madri spesso sottomesse e pure loro oggetto di violenze), mi dico che la strada da compiere per estirpare questo genere di intollerabile mentalità è ancora lunga e in salita.

È vero che simili situazioni, che ad esempio spingono i padri a commettere violenze anche molto gravi perché non accettano che una figlia crescendo possa autonomamente decidere con chi continuare la propria vita affettiva, che spingono gli adulti a combinare i matrimoni decidendo le sorti dei figli ancora minorenni, che determinano i giovani nelle migliore delle ipotesi a fuggire con l’amato, appartengono anche a culture non troppo distanti geograficamente dalla nostra. Ma spesso i protagonisti vengono da più lontano, là dove la donna è sottomessa e il dato di fatto non viene discusso, o raramente. Nelle cronache, a tali terribili situazioni se ne aggiungono poi anche altre, non meno drammatiche, che vedono sempre sul banco degli imputati genitori o parenti che abusano dei figli/nipoti, ancora una volta considerandoli né più né meno quali oggetti di loro proprietà e di cui disporre a proprio piacimento. Orrori possibili perché contano anche sull’omertà (per paura?) di una buona parte della famiglia e sui sensi di colpa preventivi di chi subisce le violenze, perché se dovesse denunciare... manderebbe all'aria l'intera famiglia! 

Ma che famiglia è se al suo interno si commettono vie di fatto, lesioni, coazioni, ripetute esposizioni a pericolo della vita altrui, persino ripetuti tentati omicidi? Che famiglia è se un padre giustifica il suo comportamento - come sta scritto nell'atto di accusa - affermando che nella sua cultura 'educhiamo i figli in questo modo, per evitare che prendano la strada sbagliata li picchiamo'!

Come spezzare il giogo?

Per riuscire a spezzare il giogo è importante offrire alle vittime mezzi ‘semplici’ da mettere in campo (basta un numero telefonico), per far scattare denunce e inchieste penali il più presto possibile. Inoltre, aiuta anche il riferire pubblicamente su simili vicende, proprio come stiamo facendo ora, anche se, come nel caso di quella ricostruita alle assise criminali di Mendrisio, si tratta di vicende molto penose da descrivere. E chi sa (a scuola?) deve agire!

Ai silenzi, alle paure e all’ignoranza bisogna contrapporre la pubblicità e la conoscenza dei propri diritti, che sono quelli di poter crescere nel rispetto della propria persona, della propria affettività e della propria autonomia decisionale. Anche quella di poter compiere liberamente scelte affettive e poi anche di poterle cambiare. Più si riferisce di questi orrori, più chi li sta compiendo sa che non potrà più così facilmente contare sull’intimidazione; più se ne riferisce, chi si trova in situazioni analoghe e esita a denunciare, più si determinerà a farlo e a far valere i suoi diritti. E parliamo di diritti fondamentali!

Un passo comunque non facile soprattutto per un minorenne, perché significa rovesciare il tavolo di casa, trovandosi magari con tutta la famiglia contro per poi affrontare da solo il mondo. Ecco: proprio su questo punto bisogna far sapere alla vittima che, una volta calato il silenzio nell'aula delle Criminali, non sarà lasciata sola dalle autorità.

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