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Prudenza col Covid: difficile spiegarlo (anche) alla nonna!

Giusto godersi il momento, tornare ad una certa normalità, ma mantenendo ben bene i piedi per terra!

(foto: Ti-Press)
1 luglio 2020
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Dopo mesi di isolamento, a metà giugno, ho potuto finalmente incontrare mia madre entrando in casa anziani. Vestito a dovere, con mantellina e mascherina, ho potuto starle fisicamente vicino. Durante la chiusura, come successo a tanti altri, non sono mancati i momenti di dialogo fra lei e i figli, ma sono sempre avvenuti a distanza: al telefono, mentre le visite erano possibili con un vetro di mezzo e una certa difficoltà nella comunicazione (perché poco distanti c’erano anche altri visitatori che pure tentavano di farsi capire parlando ad alta voce con un proprio caro). Una sorta di babele della voglia grande di contatto! È pure stata inviata qualche lettera dai nipoti alla nonna. Insomma, il filo del dialogo non si è interrotto, pur non essendo facile tenerlo acceso. 

Da un paio di settimane, dunque, c’è finalmente stato il cambio di passo e ci si è potuti vedere senza barriere fisiche, rispettando le dovute regole. Bello prendersi di nuovo per mano!

Ma fanno bene ad ‘aprire’ alle visite esterne?

Sul momento, mentre riempivo il formulario dell’autodichiarazione ‘di buono stato di salute’ per incontrare una mezz’oretta chi è rimasto chiuso per mesi in casa anziani, mi sono chiesto: ma fanno bene ad ‘aprire’ alle visite esterne, seppur bardati? Poi ho dato la mia risposta. Sì, che fanno bene. Sì, perché c’è chi – malgrado le attenzioni del personale sanitario – non ne può più di rimanere separato dal mondo degli affetti di casa, anche se l’isolamento anti virus è servito (almeno lì, ma non ovunque!) a salvare tante vite dei degenti. Già, perché, durante tutta l’emergenza, il Covid in quella casa anziani non è riuscito a penetrare.

Vivere la vita vera anche coi suoi rischi!

Ma adesso? Chi entra potrebbe portarlo perché non bastano certo un’autodichiarazione, la presa della temperatura e la mascherina a evitare il peggio. Vero, ma anche in casa anziani – come d’altronde fuori – la vita deve poter continuare mirando (ecco la sfida!) a una nuova normalità. Sì, bisogna – almeno adesso che il virus perlomeno qui da noi ha un po’ mollato la presa – vivere la vita vera, anche coi suoi rischi. Vanno quindi anche allentate le campane di vetro, continuando a cercare di limitare il più possibile i contagi, pur senza riuscire ad escluderli del tutto, adottando le precauzioni che abbiamo imparato a conoscere. Sono mesi che non stringiamo più la mano a chi incontriamo, che ci laviamo spesso le mani, che manteniamo le distanze e che cambiamo marciapiede per non incrociare chi sta venendo incontro… Forse continueremo così ancora per mesi, anni.

Più facile varcare le frontiere che entrare in casa anziani...

Con questi pensieri per la testa mi sono avviato alla visita. Accidenti, mi sono detto: ma quanta libertà avevamo prima anche solo di andare e venire senza limitazione alcuna! Adesso varcare le frontiere è più facile che entrare in una casa di riposo.

Uscendo mi hanno poi raggiunto le notizie sulla nuova chiusura in Germania per via del mattatoio con oltre 1’500 contagi, gli ultimatum dati alle discoteche di nuovo affollate, i nuovi maxi focolai, i super contagiatori, la svolta con tanto di obbligo mascherina (finalmente!) sui mezzi pubblici… News di nuovi bracci di ferro fra autorità politiche che tendenzialmente sono per le aperture totali (l’economia è tornata a premere) e i ‘tecnici’ che richiamano alla prudenza.

Siccome nessuno sa come andrà a finire, noi pensiamo che la prudenza debba piuttosto prevalere: giusto godersi il momento, tornare ad una certa normalità, ma mantenendo i piedi per terra. Difficile spiegarlo alla nonna che hai appena rivisto da vicino. Ma non solo a lei: anche a chi gira con non poca disinvoltura nei negozi e sui mezzi pubblici senza mascherina. Anche quando c’è parecchia gente. Beh, stiamo attenti e a risentirci. L’argomento ormai chi ce lo leva più di torno?

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