Commento

La Svizzera non ha un passato coloniale, ma...

Dalle proteste per l'uccisione di George Floyd alle richieste di rimozione di statue anche in Svizzera. De Pury 'denaro guadagnato col sangue...'!

Un momento della manifestazione di solidarietà con le lotte contro il razzismo negli Usa. Bellinzona: 6 giugno 2020 (Foto Ti-Press)
15 giugno 2020
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Cosa ci insegnano le manifestazioni seguite all'uccisione di George Floyd? Tante cose. Ad esempio mi hanno permesso di spiegare ai figli quanto le discriminazioni fra esseri umani siano ancora diffuse. Nel caso salito alla ribalta mondiale, nella loro odiosa declinazione legata al colore della pelle, ma ve ne possono essere anche altre: discriminazioni di genere, di censo... Lo spunto delle proteste mi è così servito per ribadire che, un conto è sancire sacrosanti principi nelle leggi, altro conto - si pensi all'uguaglianza fra uomo e donna oggetto di manifestazioni domenica - è giungere ad una parità effettiva. Ma l'onda lunga della morte di Floyd permette anche di fare un esercizio su noi stessi. È infatti più facile accorgersi di manchevolezze o violazioni di un principio, quando i nodi vengono al pettine in casa altrui e indignarsi, ad esempio, per quanto si scopre a Londra (o negli Usa) al seguito delle richieste di rimozioni di statue di personalità che fecero soldi a palate all'epoca coloniale, ma che, dietro le mille virtù celano l’indelebile macchia di visioni razziste. 

Scosse le coscienze del nostro Paese

L'onda lunga dell’omicidio ha, però, anche scosso le coscienze nel nostro Paese, l'alpina Confederazione senza passato coloniale. Per esempio mettendo in discussione la figura di David de Pury, commerciante neocastellano del 18esimo secolo, che morendo lasciò la sua fortuna alla Città sul lago. Quei soldi, però, come furono fatti? A detta di chi chiede oggi la rimozione della sua statua dalla principale piazza del cantone 'con denaro guadagnato col sangue di persone di colore africane, costrette in schiavitù’. Ecco quindi aprirsi una ferita e eccoci a fare i conti con una personalità, indicata quale benefattore, che presenta parecchie ombre. Insomma, il passato - come già accaduto nel caso dei beni ebraici in giacenza dentro i forzieri di alcune banche - torna improvvisamente a galla. Altro caso, non ancora sufficientemente indagato, è quello dell'atteggiamento elvetico istituzionale e di parte dell’economia e della finanza nei confronti del Sudafrica dell'Apartheid, quando un mito della caratura di un Nelson Mandela era ancora dietro le sbarre. Fummo conigli, e non solo: fummo anche fra gli ultimi fruitori del detestabile sistema.

Dibattito collettivo e l'importanza della storia a scuola!

Saper fare i conti con gli errori è giusto, oltre che opportuno, anche perché, se non lo si fa autonomamente prima o poi, qualcuno verrà a chiedere con forza di farlo. Nella potente rilettura storica in atto, importante è comunque capire che i grandi protagonisti, salvo eccezioni, non sempre sono state persone tutte d'un pezzo e che ciascuno è figlio del proprio tempo. E, se davvero vogliamo compiere un passo avanti, sarebbe necessario trasformare le tracce di ciò in un dibattito collettivo, in ricerca (abbinata ad una buona divulgazione) e anche e soprattutto nella formazione all'interno delle scuole. Così da alimentare una coscienza critica sulla storia (anche recente), evitare visioni manichee, e non lasciarci abbagliare dai miti messi troppo velocemente sui piedistalli. Poi, se qualche statua va rimossa, perché ostenta sfacciatamente solo una parte della verità, che lo si faccia. Non, però, abbattendola, ma trovandole uno spazio in un luogo dove si possa raccontare la vita di quel personaggio, col passare degli anni o dei secoli, divenuto imbarazzante in tutte le sue sfaccettature. Insomma, andiamo a lezione di storia. Ce n'è sempre bisogno.

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