Commento

Pronto? Sono la nonna...

C’è molto da imparare nella gestione dei sentimenti sul lungo cammino (di saggezza) verso una nuova normalità

12 maggio 2020
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Chi ha un parente o un conoscente in casa anziani sa che è dura. Certo, già prima del virus la situazione non era sempre facile per chi ci vive e per chi andava a trovare un degente. Già, perché, lo si sa, finché si può si fa di tutto per stare a casa propria: al ricovero si è accuditi e assistiti, ma si finisce per vedere attorno tanti compagni di viaggio che lentamente si spengono, sapendo che un giorno toccherà anche a te... Poi però – sempre pensando al prima – quando ci andavi e finivi col fare quattro chiacchiere con un nonno o una nonna (nel mio caso con la mamma), o uscivi per una passeggiata spingendo la sedia a rotelle, o facevi un giretto in auto, in fondo ti rendevi conto che facevi la stessa cosa che loro avevano fatto per tanti anni con te. Ovvero dedicarti del tempo, il loro tempo.

Tutto più complicato

Col virus, è vero, tutto si è fatto maledettamente più complicato, perché gli incontri nella migliore delle ipotesi avvengono con di mezzo un vetro e ci si parla con in mano una cornetta del telefono. Tante case anziani hanno fatto molto per facilitare questo tipo di contatti attraverso semplici telefonate, videotelefonate o in presenza ma sempre a distanza. Noi, come tanti altri, ci siamo anche messi a scrivere alla nonna delle lettere. Ricordate? Lo aveva suggerito alcune settimane fa anche il dottor Merlani, suscitando sulle prime qualche sorrisino della serie ‘ma cosa sta dicendo?’. Eppure il medico vedeva lontano: le case anziani sarebbero rimaste chiuse a lungo ed ogni modo per dialogare fra chi doveva rimanere dentro e chi stava fuori era benvenuto. La carta è lenta, la carta è profonda, la carta la si tocca e la si ripone nel cassetto del comodino accanto al letto. Adesso, anche in quest’ambito, si desidera allentare le ferree misure a tutela degli ospiti.

Addii più difficili

Misure che, come abbiamo riportato in diversi articoli, non hanno sempre funzionato a dovere dappertutto e chissà se la magistratura indagherà a seguito di qualche segnalazione. Vedremo, ma non è questo il tema di questo breve commento. Il tema è quello della grandi difficoltà nel restare ora ulteriormente ‘vicini ma lontani’. Fintanto che c’era un vetro o una cornetta di mezzo, era chiaro che si doveva rimanere distanti e non in contatto fisico. Se ora sarà possibile una maggior vicinanza, molto difficile sarà non stringere una mano, non abbracciare e tenere comunque le distanze. Anche gli addii alla fine della visita saranno più difficili. Difficili per chi è rimasto fuori, ma soprattutto per chi è rimasto rinchiuso per settimane. Eppure sarà così perché per loro, ospiti a rischio per il solo fatto di essere anziani, è questione di vita o di morte. I numeri sono lì a dirlo: facendo la conta dei decessi, si tratta di una generazione che ha pagato una fattura salatissima. Anche qui c’è molto da imparare nella gestione dei sentimenti sul lungo cammino (di saggezza) verso una nuova normalità.

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