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Lugano, aeroporto e democrazia contagiata

Due referendum annullati, scioglimento di Lugano Airport Sa con la ratifica del legislativo cittadino ma soltanto a posteriori

Ora solo voli privati (Ti-Press)
5 maggio 2020
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Non cessa di far discutere il futuro dell'aeroporto di Lugano-Agno. Come prima del Covid-19. Nulla di nuovo sotto il sole, tuttavia la situazione è tutto meno che confortante. Mentre alcuni privati o portavoce si fanno sentire, emerge la solita confusione con informazioni contraddittorie. A far riflettere è l'effetto indesiderato del nuovo sistema che, di fatto, ha congelato in parte la democrazia. Sì, perché la decisione di mettere in liquidazione Lugano Airport Sa (Lasa) è stata presa dal CdA della società, ossia sette persone guidate dal sindaco di Lugano Marco Borradori. L'auspicio è che sia la scelta giusta, quella di evitare il fallimento ordinario della società di gestione dello scalo.

Una ratifica (se avverrà) a posteriori

Il problema è che tale decisione non è stata ancora ratificata dall'assemblea degli azionisti, ossia il Consiglio comunale di Lugano. Il legislativo cittadino, nella prima seduta di giugno sarà chiamato ad avallarla e probabilmente a votare lo stanziamento di oltre mezzo milione di franchi, o forse di più. Soldi che servono alla sopravvivenza dello scalo fino al traghettamento della conduzione ai privati. Il voto in Consiglio comunale è annunciato per inizio giugno sulla base di un messaggio urgente che il Municipio presenterà la prossima settimana. Questa prassi ha ottenuto il via libera dalla commissione della Gestione di Lugano (col naso turato) e dal Cantone siccome, come noto, siamo in una situazione straordinaria a causa dell'emergenza sanitaria. Una prassi discutibile che speriamo resti un'eccezione nei rapporti fra esecutivo e legislativo, altrimenti dovremmo abituarci a una modalità di funzionamento del nostro sistema politico che ha davvero poco a che fare con la democrazia. 

L'altra via, con l'accordo dei capigruppo

Per fortuna è stata scelta, almeno in parte, la via tracciata dai capigruppo dei partiti in Consiglio comunale (cfr. articolo a pag. 9). Una via che il Municipio ha abbracciato, accettando di sottoporre la messa in liquidazione (ma dopo la firma del notaio) con l'aggiornamento del preventivo 2020 includendo l'impatto del nuovo credito nel conto corrente postergato cittadino. La soluzione immaginata dai capigruppo ha avuto il merito di essere condivisa fra i due poteri, di essere trasparente, di rispettare le procedure e soprattutto di garantire ai dipendenti un trattamento adeguato e di ricollocamento per la fine dell'impiego. Il Consiglio comunale si riunirà al Palazzo dei congressi di Lugano, dove peraltro si sono già tenute le ultime tre sedute del 2019 e dove si riunirà il Gran Consiglio nella settimana dal 25 maggio.

Il rischio di fallimento ha dettato la scelta

Vien da pensare che i vertici di Lasa abbiano approfittato della situazione straordinaria legata al coronavirus per velocizzare la pratica. Ma questa è soltanto una lettura parziale perché il fallimento di Lasa avrebbe aggravato la situazione rispetto alla messa in liquidazione della società di gestione dello scalo. Ad appesantire il tutto, ci ha messo del suo pure il Consiglio di Stato annullando i due referendum (a livello comunale e cantonale), con una rinuncia che ha fatto parecchio discutere. Risultato? Niente parola al Popolo, in parte al Consiglio comunale (solo a giochi fatti), decide il CdA di Lasa e la democrazia rimane contagiata.

 

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