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Nonni-nipoti, a lezione di virus!

Sarà importante che la nuova regola venga capita bene evitando che ciascuno la interpreti a modo suo

Daniel Koch (Keystone)
27 aprile 2020
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Durante una biciclettata del fine settimana, passando accanto al giardino di un palazzo, il mio sguardo è andato ad un tenero incontro fra due nonni seduti su una panchina e una coppia con un pargoletto di un anno o poco più, piazzatisi a qualche metro di distanza su una coperta stesa sul prato. L'immagine del dolce attimo fuggente mi ha fatto cogliere negli occhi dei due anziani la bellezza e la forza di quel momento di felicità, che avrà dato loro una grande carica anche per i giorni a venire. Mi sono voltato e ho detto a mia moglie, che seguiva pure lei in bici 'te vist?'. Distanti ma vicini, ci si può vedere anche così. E si apprezza.

Affermazioni fonte d'incertezza

Forse sono situazioni come queste che hanno indotto Mister coronavirus, Daniel Koch ad affermare che i nonni possono abbracciare i nipoti più piccoli senza rischiare nulla. Affermazioni di via libera che, se per lui sono logiche, per la maggioranza della popolazione sono piuttosto diventate fonte di incertezza. Ma come? Ci dicono che gli anziani devono essere tutelati al massimo, sia che vivano nelle case anziani che a domicilio, e adesso ci vengono a dire che possono tranquillamente incontrare - anche in modo ravvicinato - i nipoti, perlomeno sotto una certa età (l'asticella è post ai 10 anni), perché i giovanissimi non si contagiano e difficilmente trasmettono il contagio. Ovvero, riassumendo ci dicono che i nonni possono incontrare i nipoti formato baby; possono anche abbracciarli; ma non possono invece entrare in contatto con la generazione di mezzo (quella dei loro figli) perché potenzialmente più contagiosi. Quindi: il papà o la mamma che porta ai nonni i nipotini (‘ini’, eh) non deve avere contatti coi nonni, mentre i nipotini sì. Ribadiamolo: possono anche abbracciarli. Se però sono oltre i 10 anni, o adolescenti, torna il divieto.

Contraddizioni?

A questo punto, inutile andare a rileggere ciò che Koch aveva detto due settimane fa e verificare se vi sono (ci sono!) contraddizioni. Ci rinunciamo, anche perché ad un certo punto della conferenza stampa Mister coronavirus medesimo ha spiegato che 'quello che dico io oggi è quello che vale' e che 'non c'è nessuna contraddizione col prima, perché oggi ne sappiamo di più'. Capito? L'esperienza del virus in presa diretta è anche questo. Se così è, allora nulla da eccepire. Del resto ce lo hanno detto sin dall'inizio che di certezze col Covid ve ne sono poche, che molto si fonda ancora sull’osservazione, che spesso non permette di tirare conclusioni definitive in tanti ambiti. Ad esempio quello dell’immunità (c’è? e se sì, quanto dura?), oppure degli anticorpi, ecc.

Di fatto le nuove affermazioni di Koch complicano un tantino la gestione dei rapporti intergenerazionali, perché si passa (almeno così ci era parso di capire) da un divieto assoluto ad un'apertura, che però deve fare i conti con la generazione di mezzo. E deve fare i conti anche col principio di precauzione che ci ha spinti in questi due mesi a fare qualche passo indietro piuttosto che ad osare. Sarà importante che la nuova regola venga capita bene (peccato che la si sia saputa da una semplice intervista ad un fortunato giornale) evitando che ciascuno la interpreti a modo suo. Perché se un contagio dovesse passare dai figli ai nonni, per una visita gestita male, per tutta la famiglia i momenti belli potrebbero purtroppo trasformarsi in incubo.

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