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Covid-19: il lento passo del montanaro

È la miglior strategia per uscirne veramente!

9 aprile 2020
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L’entusiasmo che lunedì ha contagiato un po’ tutti, quando il medico cantonale ha annunciato la buona notizia sul picco superato e l’inizio della discesa, ieri è stato mitigato da ben tre consiglieri di Stato e inserito in una più concreta prospettiva sulle misure straordinarie e la loro evoluzione. Il cammino da compiere è ancora lungo e la minaccia sempre dietro l’angolo. Per riprendere l’espressione usata da Christian Vitta, è come quando si scende dalla montagna: bisogna stare attenti a non inciampare e lungo il sentiero si possono presentare anche nuove salite o salitelle, o addirittura impreviste insidie. Una doccia fredda, in particolare per chi sul fronte economico sperava in una svolta semiliberatoria post picco, anche perché poter tornare al lavoro significa pure certezza del salario e ossigeno per le aziende.

Perseveranza e costanza

E invece a tutti noi sono state ri-chieste costanza e perseveranza, anche perché all’orizzonte si annunciano giornate di bel tempo che invitano ad uscire e ad incontrare persone. La posizione ufficiale è quindi che non si molla e che dobbiamo continuare ad immaginarci il virus in agguato ancora per mesi. Vanno dunque mantenute le regole di distanza sociale e di igiene. Di più: siccome il Ticino rimane un’eccezione a causa dell’alto tasso di Covid-19 al quale è stato esposto, rimaniamo un cantone al beneficio della finestra di crisi riconosciuta dalla Confederazione. Berna ha tuttavia concesso passettini di apertura. Ma passettini millimetrici, non passi e tantomeno falcate.

Pasqua a casa

Sempre ieri un analogo messaggio è stato lanciato dalla presidente della Confederazione Sommaruga e dal ministro dell’Interno Berset: fino al 26 aprile, cari concittadini, non c’è nessun motivo per abbandonare le misure di contenimento decretate dalla Confederazione. A Pasqua – hanno insistito – rimanetevene a casa. Un allentamento potrà (forse) esserci prima della fine del mese, se i dati della curva a livello federale lo concederanno.
Insomma, denominatore comune (sia a livello federale che cantonale) è la preoccupazione di farci capire che la maratona contro il virus non è per niente finita e che ciascuno deve fare la propria parte. A qualcuno potrebbe anche sembrare strano che ci si dica che dobbiamo tener duro, fare sacrifici, senza sapere più di quel tanto quali saranno le prossime tappe verso un ritorno alla ‘normalità’. Già, ma, lo ribadiamo, ciò dipenderà proprio da come ci comportiamo noi e da come si comporta di conseguenza il virus.

Disoccupazione dal 3 al 7%?

Nella migliore delle ipotesi l’orizzonte temporale delle novità sarà quello di una settimana con al massimo delle mini-misure di apertura (proprio come ieri in Ticino a favore di certe attività e degli over 65), e delle ulteriori misure di sostegno dell’economia (come ieri dal ministro Parmelin). Certo, chi chiedeva misure più incisive pro economia sarà rimasto deluso oltre che preoccupato, visto che Parmelin ha detto che la disoccupazione oggi attorno al 3% potrebbe anche salire al 7 a livello nazionale. Livelli da brivido che faranno male e che per il Ticino – osiamo buttar lì una cifra – potrebbero raggiungere anche il 10%. Ma al momento di alternative non ce ne sono: il lento passo del montanaro è la miglior strategia per uscirne per davvero.

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